ACCADE OGGI, 20/11/1993: Shaquille O’Neal e l’impossibile tripla doppia da 24 punti, 28 rimbalzi e 15 stoppate!

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Shaq e Nick Anderson (basket-infos.com)

Stagione 1993-1994. Se pensassimo a quante cose sono cambiate da quella stagione, ci accorgeremmo che il tempo letteralmente vola. In ordine sparso: i Supersonics sono a Seattle, gli Hornets sono a Charlotte nella loro prima edizione, Washington vanta ancora il nome di “Bullets” e i Nets sono ancora in New Jersey. Il draft del ’93 fu tutt’altro che impressionante: tra i primi 54 selezionati, appena 7 diventeranno All-star. La prima scelta fu Chris Webber che finì ai Warriors dove disputò una stagione fantastica, vincendo il premio di Rookie of the year. Ma tralasciando tutto, è l’anno in cui Michael Jordan compie una “tragica” decisione, dopo l’assassinio del padre James. Il 6 ottobre di quel 1993, in una conferenza stampa sovraffollata di giornalisti, Michael comunica alla Lega e al mondo la sofferta decisione di lasciare la pallacanestro. Le sue parole furono: “Ho perso ogni motivazione. Nel gioco del basket non ho più nulla da dimostrare: è il momento migliore per me per smettere. Ho vinto tutto quello che si poteva vincere. Tornare? Forse, ma ora penso alla famiglia“. Michael con i Bulls aveva appena completato il three-peat ma una serie di burrascosi eventi lo portò a meditare sul suo primo addio. Così, non solo i Chicago Bulls perdevano il principale punto di riferimento ma anche la NBA perdeva l’icona più celebre di sempre. Ma, in fondo, tutti sapevano che MJ sarebbe tornato. Tanti altri eventi caratterizzarono quella stagione. Partiamo dai riconoscimenti individuali, prima di approdare alle fasi finali della stagione: l’MVP della stagione regolarte e il miglior difensore dell’anno fu Hakeem Olajuwon degli Houston Rockets; il miglior sesto uomo fu Dell Curry (Charlotte Hornets), padre di Stephen. Il ROY fu C-Webb mentre il Coach of the Year fu Lenny Wilkens, head coach degli Atlanta Hawks. Il titolo andò in Texas, a Houston, dove The Dream, coadiuvato da Otis Thorpe, Vernon Maxwell e dei giovanissimi Robert Horry e Sam Cassell, trionfò contro i New York Knicks di Pat Ewing e John Starks. Nelle classifiche dei 3 principali indicatori statistici spiccarono David Robinson (SAS) come media punti più alta (29.8), Dennis Rodman (SAS) con il maggior numero di rimbalzi a sera (17.3) mentre il miglior assistman fu John Stockton (UTA) con la bellezza di 12.6 assistenze ad allacciata di scarpe. Il nostro personaggio principale non viene nominato ancora in queste importanti graduatorie. La prima comparsa la fa come migliore percentuale dal campo, toccando il 59.9%. Altra apparizione la si ha nel All-NBA Third Team insieme a Derrick Coleman, Dominique Wilkins, Mark Price e Gary Payton. Dopo aver raccontato molto genericamente la microstoria di quella stagione, catapultiamoci nel nostro “Accade Oggi”!

 The Big Aristotle, Diesel,Shaq Daddy, Big Shamrock... MDE! (inflexwetrust.com)
The Big Aristotle, Diesel,Shaq Daddy, Big Shamrock… MDE! (inflexwetrust.com)

Siamo in New Jersey, alla Brendan Byrne Arena, l’ex casa degli attuali Brooklyn Nets. È la nona partita della stagione regolare e arrivano dalla Florida gli Orlando Magic. Prima di scendere nei dettagli, diamo un’occhiata ai roster. I padroni di casa, allenati da coach Chuck Daly, non vantano una squadra dal tasso tecnico molto elevato, potendo far affidamento solo su due stelle come Kenny Anderson e Derrick Coleman. Il resto è formato da Kevin Edwards, Chris Morris, P.J. Brown, Armen Gilliam, Benoit Benjamin, Johnny Newman, Rumeal Robinson, Ron Anderson, Jayson Williams, Dwayne Schintzius, David Wesley, Rick Mahorn, Rex Walters e Dave Jamerson. Gli Orlando Magic, invece, guidati da coach Brian Hill possono schierare Shaquille O’Neal, Anfernee Hardaway, Nick Anderson, Scott Skiles, Dennis Scott, Jeff Turner, Larry Krystkowiak, Donald Royal, Anthony Avent, Anthony Bowie, Greg Kite, Tree Rollins, Lorenzo Williams, Todd Lichti, Litterial Green, Geert Hammink, Keith Tower e Anthony Cook.

L’inizio di stagione delle due squadre non è dei migliori: entrambe le squadre prima di questa partita sono reduci da due sconfitte consecutive (i Nets contro Boston e Houston, i Magic contro Celtics e Pistons) e non hanno dimostrato una grande pallacanestro. Il feeling, però, essendo due progetti “giovani” arriverà col tempo. Ciò che invece non arriva quasi per nulla col tempo è il dominio di uno dei giocatori che più ha influenzato l’evoluzione e la dinamica di questo sport. Lo chiamano in molti modi, da The Big Aristotle a Diesel, passando per Shaq Daddy e Big Shamrock. Ma guardando il suo modo di giocare, la sua prestanza atletica e tecnica, in quegli anni il miglior soprannome fu quello di MDE, ovvero sia l’acronimo di Most Dominant Ever.

2 dei 24 punti totali di Shaq vs i Nets (mysanantonio.com)
2 dei 24 punti totali di Shaq vs i Nets (mysanantonio.com)

La partita si giocò smpre sui binari dell’equilibrio, con Magic e Nets che si scambiavano sorpassi e contro sorpassi. Ma all’interno della stessa partita, se ne stava giocando un’altra che, in gergo, possiamo definire FOR THE AGES, per i posteri. Quella sera Shaq aveva dentro qualcosa di mai visto in precedenza, se non in presenza di Manute Bol. Prima dei numeri viene il vuoto, viene la paura che incuteva agli avversari, viene la sua ombra che aleggia su ogni tiro avversario. Alla fine la spuntarono i Magic, terminando così la striscia di partite perse ma gran parte, se non tutto il merito va proprio a MDE, Shaquille O’Neal. La sua tripla doppia fu unica nel suo genere: 24 punti (12/19 con il 63.2% dal campo), 28 rimbalzi (10 offensivi, 18 difensivi) e la bellezza di 15 stoppate! Il tutto in appena 36’ di utilizzo. Grandi numeri per un grande giocatore che è appena al suo secondo anno nella Lega. Una prestazione che gli standard di oggi non permettono di eguagliare, dei dati che difficilmente saranno ripetibili e una dominio che sotto le plance si è visto davvero rare volte. La Lega perde Michael ma trova in Shaq il simbolo di un dominio che negli anni a venire arriverà senza mezza termini. Anche se Phil Jackson ricorda che “nella mia carriera non ho mai avuto un giocatore con meno voglia di lavorare di Shaq”, Kobe, suo migliore amico ai tempi dei Lakers, deve ammettere che “non sono stupido, senza Shaq non avrei vinto 3 titoli!”. Una persona che tende inesorabilmente a dividere ma nessuno può permettersi di non tirare giù la cler davanti ad un dominatore come Shaq!

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone