ACCADE OGGI, 20/12/2005: Kobe Bryant 62 – Dallas Mavericks 61 dopo 3 quarti allo Staples Center!

Ognuno di noi ha dei giocatori preferiti, quelli che gli stanno più a cuore, un po’ per il gioco, un po’ per il loro modo di fare, un po’ perché sono dei personaggi che ci attirano. E ognuno di noi conserva nella propria memoria la giocata del nostro idolo che più di tutte ci ha lasciato senza parole, sbalorditi. Chi ne ha più e chi ne ha meno da poter/dover ricordare. Chi ha scelto di seguire l’insegnamento, quasi la religione di Kobe Bean Bryant deve avere senza ombra di dubbio una memoria eccellente perché di giocate ce ne sono da ricordare. Oggi ripercorriamo uno degli eventi indiscutibilmente più incredibili della gloriosa carriera del terzo marcatore all-time della NBA. Ma, come sempre, dobbiamo fare un flashback e spostarci nel 2005, allo Staples Center di Los Angeles, CA. Quella sera nella città degli angeli, i Lakers hanno davanti i Dallas Mavericks, carichissimi dopo un ottimo avvio di stagione. Si presentano in California, infatti, con un record di 18 vittorie e appena 6 sconfitte nelle prime 24 gare di regular season. La situazione nella Los Angeles gialloviola, anche se all’epoca esisteva “solo” una Los Angeles, era ben diversa: nelle prime 25 gare, le sconfitte sono già 11 mentre le vittorie 14. Insomma, la tavola è apparecchiata per un grande match. Come di consueto, andiamo a dare uno sguardo ai roster delle due squadre prima di iniziare la nostra partita: sotto la guida di Avery Johnson ci sono Darrell Armstrong, Doug Christie, Erick Dampier, Marquis Daniels, DeSagana Diop, Adrian Griffin, Devin Harris, Josh Howard, Didier Ilunga-Mbenga, Rawle Marshall, Dirk Nowitzki, Pavel Podkolzin, Josh Powell, Jerry Stackhouse, Jason Terry e Keith Van Horn. Sarà la squadra che arriverò fino alle NBA Finals per poi cedere 4-2 sotto i colpi dei trementi Miami Heat di Pat Riley. Naturalmente ci spostiamo anche sul fronte opposto: coach Phil Jackson ha a disposizione la prima scelta al draft del 2001 Kwame Brown, il padrone di casa Kobe Bryant, ancora con la numero 8, un rookie di nome Andrew Bynum, Brian Cook, Devean George, Devin Green, Jim Jackson, Aaron McKie, Stanislav Medvedenko, Chris Mihm, Lamar Odom, Smush Parker, Laron Profit, Ronny Turiaf, Sasha Vujacic, Von Wafer e Luke Walton. Per essere telegrafici: non proprio i Lakers dello Show-Time.

Come al solito Lo Staples è gremito, ci sono quasi 19.000 persone (18.997) e il “padrone di casa” non può sfigurare davanti ai suoi tifosi. Coach Johnson sceglie i soliti 5, ovvero sia Josh Howard, Dirk Nowitzki, Jason Terry, Adrian Griffin e Erick Dampier, mentre coach Jackson schiera Parker, Kobe, Cook, Odom e Chris Mihm. Potremmo farvi la cronaca completa di una partita surreale ma a cosa servirebbe. In verità nemmeno i numeri testimonierebbero alla perfezione il dominio di un solo giocatore su una squadra intera. Facile capire di chi stiamo parlando, veste all’epoca la numero #8, all’anagrafe fa Kobe Bean ma per tutti è il Black Mamba. Per chi non è amante dei numeri c’è il video ma chi invece vuole delle prove più dirette del suddetto dominio, eccovi le statistiche di quella partita: 32:53 di gioco, 18/31 dal campo (58.1%), 4/10 da 3 punti (40%), 22/25 dalla lunetta (88%), 8 rimbalzi, 0 assist, 3 palle recuperate, 2 palle perse, 3 falli fatti, +35 di plus/minus. Ah, 62 punti! Ma non è tutto. No, perché quando il Mamba morde per davvero, il segno è indelebile. La serata al tiro dei Dallas Mavericks è quasi completamente da dimenticare: 34/92 dal campo (37%), 2/15 dall’arco (13.3%) e un 20/30 dalla linea della carità (66.7%). I parziali dei Mavs sono quasi europei, ovvero sia nel primo quarto vengono realizzati 18 punti, nel secondo 26 mentre nel terzo 17. Il vero problema, però, non sono i punti realizzati ma i punti subiti. Partiamo dal generale. A memoria d’uomo in Texas non si ricorda un inizio di secondo tempo più traumatico di quello che i Lakers gli inflissero quella sera: 42 punti subiti contro i 17 realizzati per gli ospiti in casacca verde. Ma ancora non siamo scesi nei dettagli del morso del Mamba. Ciò che lascia ancora più sconcertati i Mavericks, così come i presenti quella sera allo Staples Center, è il punteggio ideale dopo 3 quarti di gioco tra Dallas e non i Lakers ma un solo giocatore dei purple-and-gold. Il nostro tabellone ideale segna Dallas Mavericks 61 – Kobe Bryant 62. Con un terzo quarto da 30 (!!!) punti, il Mamba sta domando da solo la squadra ospite. Dopo 3 quarti di gioco, ovviamente, non era mai successo che un solo giocatore avesse segnato più della squadra avversaria e probabilmente non succederà mai più perché un morso del genere rimarrà sempre nella storia delle sfide tra Mavericks e Lakers. Nessun altro dei giocatori di LA andò in doppia cifra ma uno basta e avanza se quelli sono i numeri. Quei Lakers non arrivarono così lontano, pur avendo un Kobe da 35.4 ad allacciata di scarpe. Furono eliminati al primo turno dai Phoenix Suns di Marion, di Nash, di Bell, di Barbosa e di un ancora acerbo Stoudemire, vice campioni della Western Conference. Il career high di Kobe è 81 punti contro i malcapitati Toronto Raptors, come tutti sappiamo. Coach Jackson non fece giocare a Bryant l’ultimo quarto di quella partita, probabilmente per non infierire su un avversario già abbastanza ridotto male dopo 36’. E forse inconsciamente ha evitato che il Mamba, vista la serata, distruggesse anche quota 81. Solo e unico.

 

 

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone