Crisi Spurs, ko anche a New Orleans. Monster Manimal e Denver la spunta sui Twolves. I Bucks sbancano Atlanta. Ok i Suns a Sacramento

MILWAUKEE BUCKS @ ATLANTA HAWKS 107-77

Serata da incorniciare per Jared Dudley, autore di un super 10/10 dal campo, nella schiacciante vittoria dei Bucks ad Atlanta (foto da: postcrescent.com)
Serata da incorniciare per Jared Dudley, autore di un super 10/10 dal campo, nella schiacciante vittoria dei Bucks ad Atlanta (foto da: postcrescent.com)

Serata pazzesca alla Philips Arena di Atlanta, dove i Bucks di coach Kidd schiantano gli Hawks. Trascinati da un perfetto Dudley (24 punti, season high, con 10/10 dal campo) e da altri 5 giocatori in doppia cifra, Milwaukee torna alla vittoria dopo i ko con Clippers e Hornets e porta il record nuovamente sul 50% (15-15, 8-10 in trasferta). Serata da dimenticare per i ragazzi di coach Budenholzer (21-8, 13-3 in casa), che vedono così interrompersi la striscia di 5 W consecutive, anche se il record delle ultime 20 partite rimane ampiamente positivo (16-4). Unico a salvarsi nella debacle è Millsap, autore di una doppia doppia (22+11 reb); Atlanta ha pagato a caro prezzo la minor precisione al tiro (50.6% vs 40.8% dal campo, 42.1% vs 17.4% dall’arco) e le palle perse (23, season high), dalle quali sono scaturiti ben 30 punti degli ospiti. La partita rimane in equilibrio solo nel primo quarto. Anzi, Atlanta parte bene al tiro (6/8) e Korver mette la tripla che gli vale gli unici punti della serata per il +5 (10-15 dopo 4’17”); i Bucks restano attaccati prima con gli 8 punti di O’Bryant III, poi con i tiri da tre di Dudley (2) e Bayless (1), che valgono il 24-22 con cui si chiude il primo periodo. Milwaukee piazza quello che sarà l’allungo decisivo nella prima metà di secondo quarto, un 19-5 (artefici Dudley (9) e Bayless (6)) dal quale gli Hawks non sapranno più riprendersi (43-27 a 5’41” dall’intervallo lungo). Teague e Milsapp (9 nel periodo) provano a tenere a galla i padroni di casa, ma i ragazzi di Jason Kidd, dopo aver toccato il +18 con una tripla di Mayo, vanno negli spogliatoi avanti 58-42. Ci si aspetta la reazione degli Hawks nel secondo tempo, ma sono ancora i Bucks a fare il bello ed il cattivo tempo. Pachulia (6 in fila) e Knight (9 nel periodo) fanno volare la franchigia del Wisconsin sul +22 (74-52 a 5’31” dall’ultimo intervallo); Atlanta esce dal match tirando con un misero 6/19 nel quarto; continua lo show di Dudley, che mette una tripla (4/4 in serata) e, dopo aver intercettato un passaggio di Schroder, serve Bayless che, in bimane, firma il +27 (79-52 a 3’04” dalla sirena). Alla fine del terzo periodo, Milwaukee comanda 81-58. La partita è ormai chiusa e gli ultimi 12’ servono solo per le statistiche, con i Bucks che toccano, in tre occasioni, un vantaggio massimo di +32.

MILWAUKEE BUCKS (15-15): O’Bryant III 12, Pachulia 14, Knight 16, Marshall 4, Antetokounmpo 7, Middleton 2, Henson 5, Wolters, Bayless 12, Dudley 24, O.J. Mayo 11

ATLANTA HAWKS (21-8): Millsap 22 (11 reb), Carroll, Horford 13, Teague 12, Korver 3, Brand, Scott 5, Muscala 4, Payne 2, Mack 2, Schroder 3, Sefolosha 8, Bazemore 3

 

SAN ANTONIO SPURS @ NEW ORLEANS PELICANS 90-97

Tim Duncan vs Anthony Davis, il duello che ha caratterizzato il match vinto dai Pelicans sui campioni in carica (foto da: photos.nola.com)
Tim Duncan vs Anthony Davis, il duello che ha caratterizzato il match vinto dai Pelicans sui campioni in carica (foto da: photos.nola.com)

Possiamo cominciare a parlare di crisi per i detentori dell’anello? Probabilmente si, poiché allo Smoothie King Center di New Orleans è arrivata la 6° L nelle ultime 7 partite, a causa della quale gli Spurs restano si in 7° posizione ad Ovest, ma vedono farsi pericolosamente vicini i Suns, proprio i Pelicans e, soprattutto, i Thunder, squadre staccate rispettivamente di 1, 2 e 3 partite dai texani. E’ un avvio di stagione arduo per gli Spurs, poiché il 18-13 attuale (9-8 in trasferta) rappresenta la peggior partenza di sempre, dopo 31 partite, dell’era Duncan; in più, i texani non perdevano 9 partite in un solo mese addirittura dall’Aprile 1997, prima di scegliere Tim al Draft. Con Parker rimasto in panca per i soliti problemi al tendine del ginocchio sinistro, ai ragazzi di coach Pop non sono bastati i ventelli proprio di Duncan (con 11 rimbalzi) e di Cory Joseph, oltre ai 13 di Belinelli (6/14 da campo, ¼ da 3). Dal lato Pelicans, invece, fondamentali per la 6° W nelle ultime 10 (15-14, 9-4 in Louisiana) sono stati i 22 punti (12 rimbalzi) del solito Davis, il quale riceve anche i complimenti di Popovich (“E’ un candidato per il titolo di MVP. E’ sbocciato definitivamente”); stesso bottino di punti anche per Ryan Anderson, dalla panchina, mentre Holiday ne mette 15. Anche se, paradossalmente, San Antonio ha tirato meglio di New Orleans, le palle perse dai texani (17, con 20 punti degli avversari) hanno fatto la differenza. Duncan parte davvero forte, con 10 punti in fila che mandano gli ospiti sul +4 (12-8 a 6’07” dalla prima sirena) e mettendo in seria difficoltà sia Davis che Asik, con una serie di numeri d’alta classe; i Pelicans passano una prima volta in vantaggio con un layup di Cunningham (15-16 a 2’55”). Baynes, con 5 punti in fila, permette ai suoi di terminare in vantaggio il primo quarto (24-20). Belinelli mette il suo primo canestro in avvio di secondo periodo, per il 26-20 Spurs; i locali rispondono con un break di 4-11, culminante con la tripla del sorpasso di Anderson (30-31). Dopo una bella penetrazione di Ginobili, chiusa con un layup in traffico (34-33 a 5’28” dall’intervallo lungo), i Pelicans piazzano un altro break, stavolta di 5-15 (7 di Holiday), con il quale allungano fino al +9 (39-48 a 1’21” dalla pausa lunga). Joseph e Green (dall’arco) riducono le distanze, con le due squadre che vanno al riposo sul 44-48 Pelicans. Da questo momento in poi, San Antonio arriverà più volte ad un passo dal riagganciare gli avversari, senza però riuscirci. Nel terzo periodo, i più convinti sono Duncan ed il nostro Belinelli, autore di 7 punti nel periodo, tra cui il -1 a 3’12” dall’ultimo riposo (62-63); subito dopo, Davis (10 nel terzo quarto) da sfoggio del suo strapotere fisico, stoppando un layup di Ginobili e, sul rovesciamento di fronte, batte in virata il nostro #3 e va fino in fondo in layup. Dopo 36’, i locali guidano 64-70. Nell’ultima frazione, Rivers regala ai suoi il +11 (72-83 a 6’45” dalla fine); Belinelli prova a resistere, ma prima Davis (schiacciata) poi Salmons (tripla) tengono lontani gli Spurs (76-88 a 5’26” dalla sirena). San Antonio si porta sul -6 (82-88 a 2’31” dalla fine) con un’inchiodata di Duncan (assistenza di Marco); Holiday ed Anderson la chiudono definitivamente, fino al 90-97 finale.

SAN ANTONIO SPURS (18-13): Duncan 20 (11 reb), Splitter, K. Anderson, Joseph 20, D. Green 8, Belinelli 13, Baynes 7, Ayres, Bonner, Diaw 10, Daye, Ginobili 12

NEW ORLEANS PELICANS (15-14): Davis 22 (12 reb), Evans 11, Babbitt, Asik 4, Holiday 15, Cunningham 2, R. Anderson 22, Salmons 5, Withey, Ajinca 4, Fredette, R. Smith, Rivers 12

 

MINNESOTA TIMBERWOLVES @ DENVER NUGGETS 102-106

Due grandi protagonisti del match tra Twolves e Nuggets: Thaddeus Young (Minnesota) e Kenneth faried (Denver) (foto da: pba-online.net)
Due grandi protagonisti del match tra Twolves e Nuggets: Thaddeus Young (Minnesota) e Kenneth faried (Denver) (foto da: pba-online.net)

Dopo le sconfitte con Charlotte e Brooklyn, tornano a sorridere i Nuggets (13-17, 9-6 in Colorado) che, davanti al pubblico amico del Pepsi Center, battono, al termine di un match combattuto, i Minnesota Twolves, fanalini di coda della Western. Protagonista assoluto dell’incontro un Kenneth Faried che tiene davvero fede al suo nickname (The Manimal), producendosi in una doppia doppia bestiale (26+25 rimbalzi (primato di franchigia) e 11/15 dal campo); degne di rilievo anche le prestazioni di Mozgov (11+14 rimbalzi), Lawson (16+11 assist) e Chandler (21). Continua la corsa verso il tanking dei Twolves di coach Saunders, al 7° ko consecutivo, 17° nelle ultime 20 partite (5-23, 2-12 in trasferta); ad onor del vero, Minnesota ha lottato per tutta la partita, anche se i 23 di Young, i 22 di Wiggins e la doppia doppia di Dieng (14+13 rimbalzi) non sono serviti per evitare l’ennesima L. L’avvio è di marca Denver, con Faried e Lawson che portano i locali sul 5-12 (dopo 3’01” di gioco). Minnesota è nel match, tanto da passare avanti con i liberi di Young (10 nel periodo e 15-14 a 5’05” dalla sirena). Dopo 12’, gli ospiti sono avanti 27-26. L’inizio di secondo periodo vede le squadre avere qualche difficoltà di troppo nel trovare la via del canestro; Faried, dalla linea della carità, riporta avanti i suoi (31-33 dopo 3’30”). Si tira molto, ma le percentuali non sono eccezionali e, quindi, nessuno riesce a prendere il sopravvento; solo nel finale di periodo Denver riesce a mettere un margine apprezzabile sugli avversari, portandosi sul +7 grazie ad un gioco da 3 punti di Alonzo Gee il quale, praticamente sulla sirena, mette la tripla del 47-53 con cui le due squadre rientrano negli spogliatoi. Anche nel terzo periodo Faried continua a fare ciò che vuole in entrambe le aree e, dopo 2’46” nel secondo tempo, inchioda imperiosamente su assist di Lawson, dando il via ad un momento positivo che proietta Denver sul +10 (57-67 a 6’30” dall’ultima pausa). I Twolves non ci stanno e, sospinti dai canestri di Wiggins e Dieng riescono a portarsi sul -5 a fine periodo (74-79). Sfruttando un inizio di ultima frazione negativo dei Nuggets (2 soli canestri dal campo nei primi 6’ e spiccioli), Minnesota torna a condurre grazie ad un break di 17-7 (artefici Hummel e Adrien con 7 e 6 punti) che fa tremare il Pepsi Center (91-86 a 5’31” dalla fine). Arriva, però, la reazione dei padroni di casa, con un contro break di 2-10 che vale il 93-96 (2’55” dal termine). Ad 1’49” dalla sirena, Mo Williams trova il corridoio per Young che, in layup, trova il canestro del pari 98. Lawson replica a sua volta con un layup ed un assist per la schiacciata di Mozgov (99-102 a 1’09” dalla fine). Da questo momento, le due squadre non segnano più dal campo ma solo dalla lunetta. Denver la spunta per 102-106.

MINNESOTA TIMBERWOLVES (5-23): Young 23, Muhammad 14, Wiggins 22, Dieng 14 (13 reb), LaVine 8, Bennett 2, Budinger 4, Adrien 6, Hummel 7, Mo Williams 2, Daniels, Robinson III

DENVER NUGGETS (13-17): Faried 26 (25 reb), W. Chandler 21, Mozgov 11 (14 reb), Lawson 16 (11 ast), Afflalo 13, Gee 7, Nurkic 8, Hickson 4, N. Robinson, Arthur, E. Green, G. Harris

 

PHOENIX SUNS @ SACRAMENTO KINGS 115-106

20 punti e 6/7 dall'arco per Marcus Morris (foto da: pba-online.net)
20 punti e 6/7 dall’arco per Marcus Morris (foto da: pba-online.net)

I Phoenix Suns espugnano il parquet della Sleep Train Arena e, con la 5° W di fila (17-14, 10-7 in trasferta) consolidano le loro ambizioni play-off, mantenendo l’8° posto ad Ovest. Mattatore di serata Marcus Morris che, dalla panchina, ne mette a referto 20 (6/7 dall’arco, con 9 rimbalzi e 5 assist); bene anche l’altro gemello Morris, Markieff, autore di 17 punti, così come l’ex Isaiah Thomas (anche lui dal “bench”); Bledsoe e Goran Dragic totalizzano, rispettivamente, 18 e 16 punti. Continua il momento negativo dei Kings, i quali vedono allontanarsi la postseason, a causa di un record di 3-12 nelle ultime 15 partite giocate (12-17, 7-10 in casa); non sono bastati, contro i Suns, i 19 di Collison, i 16 di Gay e Derrick Williams (dalla panchina) e la doppia doppia di Reggie Evans (11+16 rimbalzi). Padroni di casa nuovamente senza Cousins, anche se stavolta il problema non sembra particolarmente serio (problemi di stomaco). Dopo un avvio di studio, il primo strappo è opera degli ospiti, con un 12-5 che vale il +9 (22-13 ad 1’47” dalla sirena); il primo squillo di Marcus Morris arriva a 49” dalla prima pausa, con la bomba del 28-17. Dopo 12’, i Suns conducono 28-21. Con le seconde linee in campo, Sacramento riesce a restare a contatto, fino al sorpasso firmato Landry (39-40 a 6’18” dall’intervallo lungo). Trascinati dalla vena dei gemelli Morris (13 punti sugli ultimi 16 nel periodo dei Suns), la truppa di coach Hornacek allunga nuovamente, stavolta fino al +5 (56-51); tre punti di Casspi provocano un nuovo aggancio dei californiani (56-56), ma, praticamente sulla sirena, Marcus Morris mette la tripla del 59-56, su assistenza di Bledsoe. L’avvio di secondo tempo è favorevole alla franchigia dell’Arizona, che va sul +10 grazie ad un canestro dalla breve distanza di Bledsoe (66-56 dopo 1’43”). I Kings non mollano e, trascinati dai punti del trio Gay-Collison-McLemore, riescono anche a tornare in vantaggio (81-82 a 3’50” dall’ultimo intervallo); il tiro dall’arco, però, resta un’opzione molto valida per l’attacco di Phoenix e i tiri di Marcus Morris (2) ed Isaiah Thomas sulla sirena, permettono agli ospiti di presentarsi avanti di 4 all’ultimo quarto (94-90). Gli ultimi 12’ sono caratterizzati da percentuali più basse. L’ex Thomas, comunque, si erge a protagonista sul parquet, mettendo, dopo l’ennesima bomba di Marcus Morris, 7 punti in fila che mandano i Suns sul +12 (104-92 a 9’06” dalla fine). Sacramento prova un altro recupero, ma sbaglia troppo; la tripla di Dragic a 2’38” dalla conclusione, regala il +15 a Phoenix e chiude i conti.

PHOENIX SUNS (17-14): Markieff Morris 17, Tucker 6, Len 10 (11 reb), Bledsoe 18, G. Dragic 16, S. Randolph, Marcus Morris 20, Plumlee 4, I. Thomas 17, G. Green 7, Z. Dragic

SACRAMENTO KINGS (12-17): R. Evans 11 (16 reb), J. Thompson 2, Gay 16, Collison 19, McLemore 13, D. Williams 16, Landry 12, Casspi 11, McCallum 4, Stauskas 2, Moreland

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone