L'EDITORIALE - I premi di metà stagione

Abbiamo effettuato il primo giro di boa: metà stagione è già agli archivi da qualche giorno. In queste prime 45-48 partite (più o meno), sono tante le indicazioni che ci arrivano per la fine della regular season, sia dal punto di vista collettivo, sia da quello individuale, sul quale ci soffermeremo più attentamente. Perché stiamo per assegnare i premi di metà stagione.

hi-res-459168289-stephen-curry-of-the-golden-state-warriors-during-the_crop_exactMVP (Most Valuable Player): STEPHEN CURRY
Dietro la straripante stagione di Golden State, c’è la sua firma oltre a quella di Kerr. Le cifre sono ottime: incarna il play del futuro, ottimo terminale offensivo(22.8 ppg) e altrettanto efficace come passatore (8.1 apg). Inoltre, ha “los huevos” di prendersi e mettere i tiri pesanti, è il padrone della Oracle Arena e seppure può contare su un ottimo comprimario come Klay Thompson, la palma la assegniamo a lui. Anche perché se i risultati della squadra influiscono, Houston potrebbe finire più giù di dove si trova adesso e harden quindi perderebbe terreno fondamentale nella graduatoria.

SMOTY (Sixth Man of The Year): LOU WILLIAMS
La scelta è stata complicata. Tyreke Evans, Jamal Crawford e Marrese Speights sono allo stesso modo candidati plausibilissimi per questo premio. Ma, per il momento, scegliamo il veterano dei Raptors. A partire dal fatto che sia in quintetto come in panchina dà sempre un apporto fondamentale, dal momento che anche quando mancava DeRozan, Williams non l’ha fatto eccessivamente rimpiangere. Un po’ come ha fatto Evans in contumacia di Gordon ai Pelicans. Le doti difensive di Speights però potrebbero essere una determinante sull’assegnazione del premio.

MIP (Most Improved Player): JIMMY BUTLER
Qua non ci sono assolutamente dubbi. A partire dalle cifre, che parlano di un miglioramento sotto le principali statistiche: +7.6 punti, + 1.1 rimbalzi e +0.7 assist. Butler sta crescendo a vista d’occhio, anch sotto il punto di vista psicologico. E’ un giocatore tatticamente disciplinato, accorto in tutte e due le fasi della partita. La sua polifunzionalità gli permette di essere un’arma offensiva in qualsiasi zona di campo, oltre favorire qualsiasi tipo di quintetto di Thibodeau. Insomma, il giocatore che tutti vorrebbero avere.

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COTY (Coach of The Year): STEVE KERR
Budenholzer lo meriterebbe ex aequo. Fatta questa premessa, il premio lo assegniamo a Steve Kerr. Il coach dei Warrior ha preso e plasmato una squadra a cui è sempre mancato qualcosa per ambire a traguardi considerevoli. Stavolta, invece, Golden State si pone come principale pretendente all’anello e il merito è quasi del tutto suo, dal momento che sono state poche le modifiche apportate ad una squadra che ha sempre mostrato di avere un potenziale indiscutibile. E che Kerr ha trovato il modo migliore di farlo esprimere.

ROTY (Rookie of The Year): ANDREW WIGGINS
In parte per esclusione, in parte perché effettivamente Wiggins è l’unica nota lieta a Minneapolis. Gli infortuni di Randle e Parker lo hanno lanciato verso il premio. L’unico che potrebbe contestarglielo è Mirotic, che però non dispone dello spazio necessario a Chicago per anteporre le sue cifre a quelle della guardia dei Timberwolves, che sono davvero eccezionali per essere a suo primo anno di NBA (15.1 ppg).

DPOTY (Defender Player of The Year): TYSON CHANDLER
Questo è il premio che esula di più dalle statistiche. Per quanto visto sinora, il vincitore per il momento è Chandler, un centro atletico sotto il canestro, coordinato nelle stoppate e intelligente negli aiuti. Tanto dei successi passati e presenti di Dallas passano per le sue mani. E non è un caso.

EOTY (Executive of The Year): DANNY FERRY
Degli Hawks, premiamo lui, il general manager. Perché, per quanto i meriti dell’allenatore siano indiscussi, bisogna credere nelle proprie scelte e Ferry l’ha sempre fatto. Giocatori che inizialmente sembravano essere collocati a caso in un contesto dagli obiettivi non specificati, adesso fanno tutti la loro parte nell’ingranaggio costruito da lui e da Budenholzer. Il lavoro effettuato è stato sapiente e lo spazio salariale lascia intravedere ampi margini di miglioramento.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone