TIM DUNCAN - Leggenda senza età

Non si sa cosa sorprenda di più, quando si tratta di un giocatore come Timothy Theodore Duncan. Se il fatto che, a 39 candeline ormai spente (lo scorso 25 Aprile), sia ancora in grado di dar paga ad avversari ben più giovani (ed atletici di lui). Oppure la sua fedeltà incrollabile ai San Antonio Spurs, che dura da 18 lunghi anni, e potrebbe anche avere un prosieguo se Tim, come sembra, vorrà provare l’apprendistato come coach, con maestri d’eccellenza come Popovich e Messina. O, ancora, la sua straordinaria carriera: sempre qualificato ai Playoff, 15 volte All-Star, 2 MVP della regular season (2002, 2003) e per ben 5 volte con l’anello al dito, sempre da protagonista, con ben 3 nomine come MVP delle Finals (1999, 2003, 2005).

 

Tim Duncan e Blake Griffin, al termine di Gara-7 (foto da: zimbio.com)
Tim Duncan e Blake Griffin, al termine di Gara-7 (foto da: zimbio.com)

Nonostante l’eliminazione al primo turno con i Clippers, arrivata al termine di una estenuante ed entusiasmante battaglia, durata 7 partite, e a causa della quale i texani hanno fallito ancora una volta il back-to-back, Duncan è stato nuovamente tra i migliori, vera ancora di salvataggio, alla quale i compagni hanno sempre saputo di potersi aggrappare. D’altronde, i numeri, in questa serie, parlano chiaro: 17.9 punti (58.9% dal campo), 11.1 rimbalzi, 3.3 assist, 1.4 stoppate e 1.3 palloni recuperati, il tutto in ben 35.9 minuti di utilizzo medio a partita. Davvero eccezionale, pensando alla sua età anagrafica e, soprattutto, alle condizioni sempre precarie del suo ginocchio sinistro. In stagione regolare, ha saltato la miseria di 5 partite, con 13.9 punti di media (51.2% dal campo) e 9.1 rimbalzi, ben 32 doppie doppie, tripla doppia il 5 Dicembre contro Memphis e, dulcis in fundo, Giocatore della Settimana dal 6 al 12 Aprile, il secondo più vecchio dopo Reggie Miller.

 

Ancora, 14° nella classifica dei migliori realizzatori della NBA, scavalcando gente come Paul Pierce e Kevin Garnett, ed 8° in quella dei rimbalzi. Ma anche ai Playoff, nonostante l’eliminazione precoce, TD è riuscito ad aggiornare il personale libro dei record. Il nativo delle Isole Vergini, infatti, è diventato 3° per numero di partite giocate in post season, già detenendo il primato e per quanto riguarda i minuti d’impiego e per stoppate. Inoltre, è salito al 3° posto in quella dei rimbalzi, ed è attualmente 5° in quella dei migliori marcatori ai Playoff, non lontano da Shaquille O’Neal.

 

Un giocatore fantastico, che ha fatto dell’etica del lavoro e della correttezza, in campo e fuori, le sue bandiere. Capace di migliorare con il tempo (come il vino) e di riuscire dove altri illustri colleghi hanno fallito o stanno fallendo; ovvero, resistere all’usura di un nemico implacabile chiamato tempo. Purtroppo, in particolare per gli amanti del gioco, Gara-7 con i Clippers, dovrebbe essere stata il ballo d’addio di questo fenomeno. Ciò non toglie come Tim abbia lasciato un segno indelebile, il proprio marchio sulla Lega. E un posto di primo piano nella storia del basket a stelle e strisce, nella Hall of Fame e, forse la cosa che conta di più, nel cuore di milioni di appassionati, gli sarà tributato di diritto. Grazie di tutto Timothy.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone