Toronto-Miami, la preview: le chiavi di lettura di una serie equilibrata

L’abitudine contro la novità, i fantasmi contro i sogni e gli esperti contro i novellini. Se cercassimo di ridurre la serie tra Raptors e Heat in questo modo, ci perderemmo sicuramente qualcosa che va al di là dei singoli, dello spettacolo, della pallacanestro da playoff e di tanto altro. Ridurre una serie tra la seconda della classe e la terza della classe a semplici dicotomie o duelli non rende giustizia a quanto di bello stanotte giocatori, contesto e Gioco sono pronti ad offrirci. Un percorso, fin qui, per certi versi simile di due squadre che non si assomigliano per niente. Da un lato ci sono i Toronto Raptors, squadra che ha eliminato in 7 gare i mai domi Indiana Pacers, dall’altro ci sono i Miami Heat, che tornano sul palcoscenico più importante dopo un anno di assenza e lo fanno con intenzioni piuttosto bellicose. Entrambe hanno perso e ritrovato il fattore campo nella serie precedente, a testimonianza del fatto che il piazzamento finale conta il giusto. Vincerne 4 contro i Pacers e 4 contro contro gli Hornets ha richiesto un dispendio di energia non indifferente e che, anzi, ha già chiesto gli straordinari a chi magari voleva servirsene più avanti. La bolgia dell’Air Canada Centre e del #WeAreNorth contro la #WhiteHot Nation dell’American Airlines Arena. Tutta da vivere, tutta da giocare.

Costanza, sacrificio e gestione del ritmo – I 3 ingredienti che occorrono a Miami per cercare di portare a casa questa serie sembrano apparentemente semplici, eppure per tutta la stagione sono stati la base di un rebus dalla difficile soluzione. La costanza del gioco e della condizione fisica degli uomini è uno dei punti di debolezza di un roster che sulla carta è secondo solo ed unicamente ai Cleveland Cavaliers. Ecco, sulla carta. A Miami, così come si è visto nel primo round, manca quella cattiveria per chiudere le gare, quella continuità nei giochi che permetta a tutti gli effettivi di entrare e restare in partita. Ha dalla sua parte una profondità non indifferente ma va sfruttata sempre nella direzione giusta e, in quest’ottica, coach Spoelstra non ha disputato una serie impeccabile. Qualche rotazione mancata, qualche assenza nei finali di gara importante (gara 6) e qualche giocatore preferito ad altri solo e unicamente per questioni tattiche. L’apporto di Stoudemire, per esempio, è stato molto limitato (12.3 minuti di media e 5 punti a sera) se pensiamo alle parole di Spo sia di Stat ad inizio stagione. Il sacrificio, poi, è quello che a tratti manca a questa squadra. Le rotazioni difensive non vengono eseguite da tutti e non può esserci il solo Whiteside a cancellare tutto quello che passa per il ferro. Quando, invece, la difesa inizia ad ingranare – il più della volte quando c’è Winslow in campo – sono davvero guai, anche per gli attacchi migliori. Fermare il duo Lowry-DeRozan non sarà compito semplice ma Miami ha tutte le armi per riuscirci: un Deng rinato, un Wade dalla seconda/terza/quarta giovinezza e un Winslo che scalpita per dimostrare quanto vale. Altro piccolo problema, e punto di forza allo stesso tempo, è la gestione del ritmo. Dragic, la mente dello starting five, è reduce da una serie di buonissimo livello con cifre interessanti (14.1 di media con il 33% da 3, il 42% dal campo e il 45% da 2) mantenendo basso il numero delle palle perse (1.7). Lo sloveno, così come il suo rimpiazzo Richardson, peccano a tratti nella scelta del ritmo gara da mettere in pratica: si corre quando si dovrebbe rallentare, si rallenta quando sarebbe il caso di spingere. Nulla di trascendentale ma se si vuole battere una squadra giovane e fresca come quella dei Raptors, la gestione del ritmo diventa una chiave non di poco conto. Dall’esterno, invece, continuano i rumors su Chris Bosh e sulle sue idee in disaccordo con lo staff medico Heat. Torna? Non torna? Domande che potrebbero infastidire l’armonia dello spogliatoio e dell’ambiente. Il punto chiave della serie sarà la difesa: nessun particolare realizzatore oltre il duo già nominato (in media contro i Pacers 32 punti combinati a sera) e un duello Valanciunas-Whiteside che si preannuncia scoppiettante.

Matchup, run and emotions – Abbiamo individuato anche qui 3 parole chiavi e, come nel caso dei Miami Heat, l’attuazione di queste non è roba da poco. Toronto ha dalla sua il vantaggio del fattore campo ma se vuole avere una chance in più di vittoria deve riuscire a pareggiare i conti con i matchup: gli accoppiamenti tecnici tendono dalla parte di Miami e solo la voglia riuscirà a colmare il gap. Il primo, fondamentale, è quello tra due ragazzi che si conoscono molto bene perchè ex compagni di squadra in quel di Houston: Kyle Lowry e Goran Dragic. Il secondo matchup, come detto in chiusura precedentemente, è quello tra i due centri, chiamati a proteggere aree che si prevedono più che affollate. Whiteside ha chiuso con 3.4 stoppate di media la serie contro Charlotte, mentre Valanciunas ha chiuso la sua serie contro i  Raptors 1.4 stoppate ma 12 rimbalzi a sera. Il lituano in RS, si è legato qualcosa al dito e non finirà la serie senza togliersi tutti i sassolini dalle scarpe. C’è DeRozan vs Wade, altro duello chiave per coach Spo e coach Casey. Da un lato il go-to-guy di un’intera nazione come il Canada, dall’altra una leggenda vivente che non aspetta altro che tornare dove la sua squadra merita. Il secondo punto lo abbiamo definito “run” perchè il peggior nemico dei canadesi è la staticità dell’attacco come della difesa. Contro Indiana, ogniqualvolta si cercava di abbassare i ritmi, l’attacco più pronto e la difesa più organizzata aveva la meglio sui Raptors, quasi in maniera sistematica. Non appena Lowry, DeRozan, Joseph e Powell decidevano di alzare il volume della radio nelle due metà campo, la storia prende decisamente un piega diversa. Spingere in contropiede e non fermare mai la circolazione della palla, far “correre” quindi anche la palla per evitare di lasciar modo a Miami di organizzarsi. L’ultimo punto, quello più delicato, riguarda le emozioni: nessun giocatore, esclusi Joseph e Carroll, non hanno mai giocato oltre il primo round del playoff e l’impatto con un tipo di pallacanestro sempre più dura deciderà davvero il valore di Toronto, indipendentemente dal valore della serie.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone