Michael Jordan: "Siamo ad un punto di svolta. Non possiamo più accettare il razzismo"

Reduce dall’enorme successo della docu-serie The Last Dance, Michael Jordan si è fatto sentire anche nel dibattito che sta incendiando la società statunitense (e non solo), vale a dire la lotta alle discriminazioni ed al razzismo contro le persone di colore, tematica riesplosa dopo l’omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto bianco a Minneapolis, lo scorso 25 maggio.

Due giorni fa, infatti, il Jordan Brand, famosissimo marchio di His Airness e affiliato alla galassia Nike, ha annunciato l’impegno a versare 100 milioni di dollari in 10 anni in favore di tutta una serie di associazioni ed organizzazioni impegnate nella lotta al razzismo, nel garantire l’uguaglianza razziale, la giustizia sociale e un accesso più equo all’istruzione.

Intervistato dallo Charlotte Observer, Jordan ha voluto spiegare il senso dell’iniziativa: “Abbiamo riscontrato tutti che il razzismo è ancora in qualche modo accettabile in certi ambienti. E tutto ciò non va bene. Bisogna agire e contrastarlo sin dalla tenera età; perciò l’istruzione è così importante“.

Come afro-americani siamo stati messi da parte per troppi anni. Fa schifo alla nostra anima tutto questo e non possiamo più accettarlo” – attacca Jordan – “Siamo ad un punto di svolta. Dobbiamo prendere una posizione ed essere migliori come società per quanto riguarda la lotta al razzismo. Bisogna affrontare i propri demoni, tendere una mano, comprendere le disuguaglianze“.

Alla domanda dell’intervistatore (Rick Bonnell, ndr) riguardo a quali associazioni ed organizzazioni andranno i 100 milioni, Jordan risponde così: “Ancora non lo sappiamo di preciso, così riguardo quali veicoli utilizzare. Ma si tratta di un inizio, di fare uno sforzo. Non si tratta solo di donare soldi, ma di invitare tutti noi a dare un’occhiata in noi stessi, a riflettere“.

Se sto donando questi 100 milioni di dollari tramite Jordan Brand, faremo in modo di operare con metodologie che facciano davvero la differenza” – aggiunge – “Ed attaccare il razzismo di sistema, sostenere un’istruzione più giusta, è un passo avanti necessario nella nostra società. Voglio sfidare le persone ad attivarsi come possono per il cambiamento“.

Solo perché qualcuno è nato in una baraccopoli, in un quartiere molto difficile, non vuol dire che vadano guardati come persone non uguali. Questo modo di fare comporta come conseguenza che loro cominceranno a vedersi come non uguali” – sottolinea Michael, a proposito della sua idea di pregiudizio – “Non ci si dovrebbe sentire migliori di altri soltanto perché si è cresciuti in un ambiente che garantisce molti più vantaggi“.

Sull’istruzione, infine: “Per me è fondamentale. I miei genitori hanno sempre sottolineato quanto sia importante l’istruzione per legare con le altre persone, è il modo principale per le persone di colore per migliorare se stessi. Per competere al meglio delle tue possibilità devi avere un’istruzione adeguata. Se guardi questo Paese, capisci che quella mano che può aiutarti ad avere un’istruzione a livello di college è la possibilità migliore che si ha per farcela da soli“.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone