San Antonio Spurs, festa per Duncan. Popovich: "Un essere speciale"; Tim: "Pop come un padre"

Non poteva essere altrimenti, Tim Duncan visibilmente emozionato durante il ritiro della maglia numero 21 che ha indossato fieramente e con orgoglio per ben 19 anni con i San Antonio Spurs. E’ stato un simbolo sin dal primo anno, ha ereditato il ruolo di superstar dall’Ammiraglio David Robinson e dopo aver condiviso un titolo, ha portato gli Spurs sul tetto del mondo per altre 4 volte. Ieri la meritata celebrazione e davanti al pubblico in visibilio dell’AT&T Center ha ringraziato allenatori, ex compagni di squadra e naturalmente tutti i tifosi: “L’amore e il supporto che ho ricevuto è stato devastante“, e poi rivolgendosi a Popovich, “Sei stato come un padre per me, grazie“. Dal carattere mansueto e mai sopra le righe, in molti tra gli amici avevano scommesso sul suo abbigliamento alla cerimonia e su quanto avesse parlato: “Non ho indossato jeans e ho indossato una giacca sortiva. Non ho messo la cravatta e ho parlato per più di 30 secondi“, ridendo ha detto Duncan. In realtà TD ha parlato per quasi 5 minuti, rivolgendosi al suo coach del college Wake Forest, Dave Odom, ai suoi figli, ai membri della famiglia, a Bruce Bowen, Tony Parker, Manu Ginobili, Robinson, Elliot, Buford, e come già detto, coach Gregg Popovich.
Ringrazio tutti, tutta San Antonio. L’affetto e il supporto, specialmente nelle ultime settimane, ne ho ricevuto tanto, dai miei compagni di squadra, dagli amici di una vita, da chi ho giocato soltanto pochi anni; una risposta sorprendente, una quantità di affetto da questi ragazzi incredibile. Non posso spiegare a parole ciò che significa per me“.
Simpatico il siparietto raccontato da Tony Parker, che durante la serata ha preso parola: “E’ l’unico compagno di squadra che non mi ha mai chiesto di passargli la palla“, ha detto il francese, “Bastava che mi guardasse. E quando hai 19 anni e vieni dalla Francia, è spaventoso il modo in cui ti guarda. Non ti parla. La maggior parte dei giocatori dicono ‘Hey Tony, sono libero.’ Ma Timmy bastava che mi guardasse. Io allora dicevo ‘Hey, Pop, Timmy mi ha guardato. Dovremmo chiamargli un gioco’. Pop mi rispondeva, ‘Ti ha veramente guardato?’ ed io, ‘Si, dovremmo chiamargli un gioco. Se mi vuoi come playmaker domani, dobbiamo passargli la palla adesso“.
Poi Duncan ha ripreso: “Siamo tutti parte di un puzzle, da RC (Buford) a Pop. Voi ragazzi ci avete messo insieme ogni anno, creando un’atmosfera piacevole che ci ha fatto vincere di anno in anno“.
Infine ha parlato coach Popovich: “Non voglio parlare di rimbalzi, punti, statistiche, questo genere di cose. Questo individuo ha reso possibile il raggiungimento di ciò che tutti volevamo, è diventato parte di questa cultura e parte di questo programma. Come tutti dicono: la Sua empatia, la sua abilità nel far sentire le persone benvenute, essere una guida silenziosa, ma con dignità e fermezza, hanno fatto di lui l’essere speciale che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Questo è il commento più importante che posso fare a Tim Duncan. Posso dire onestamente al Signor e alla Signora Duncan che nonostante siano passati molti anni, quell’uomo lì (indicando Tim) è la stessa persona oggi di come lo era quando ci siamo conosciuti“.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone