Una vita da Bubamara: Marko Milič si racconta ad NBA24

Il 29 Maggio al PalaFonte di Roma si sono giocate le Finals del torneo della NBA Jr. in collaborazione con la Federazione Italiana Pallacanestro. Noi di NBA24 eravamo lì, a goderci in primis un evento organizzato magnificamente che ha coinvolto tantissimi ragazzi e ragazze e per scambiare due chiacchiere con l’ospite d’eccezione Marko Milič. Per chi non conoscesse questo nome, siamo pronti a presentarvelo in maniera molto particolare, proponendovi prima la sua carta d’identità e poi tutti i trascorsi della carriera della leggenda slovena.

Data di nascita: 7 maggio 1977 | Età: 40 anni | Nazionalità: Slovena | Città di provenienza: Kranj | Altezza: 1.99m | Peso: 112 kg | Ruolo: Ala forte | Prima squadra: Triglav Kranj | Data del ritiro: 14 ottobre 2015.
Titoli e riconoscimenti | Olimpia Lubiana: 8 titoli (4x Slovenian League Champion: 1995, 1996, 1997, 2008; 4x Slovenian Cup Champion: 1995, 1997, 2000, 2008) | Real Madrid: 2 titoli (ULEB Cup Champion: 2007Spanish League Champion: 2007) | Al Kuwait: 1 titolo (Kuwaiti League Champion: 2014) | 11 riconoscimenti: 5x Slovenian League All-Star (1994, 1995, 1996, 1997, 2000), 2x Slovenian League All-Star MVP (1997, 2000), 2x Slovenian League All-Star Slam Dunk Winner (1994, 1995), 2x FIBA EuroStars (1998, 1999). Adriatic League All-Star (2007).

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Dopo il boom in Slovenia (nel 1996-1997 gioca anche 24 partite in Eurolega con 13.7 punti di media)e dopo i primi titoli con la maglia di Lubiana, USA calling. Prima ancora che si dichiari eleggibile per il Draft 1997, voleva trasferirsi in un’università americana della NBA. Qui in qualche modo dobbiamo tornare all’attimo in cui volò su quella Honda nel 1995, perché la stessa auto che ha saltato gli venne regalata come premio per aver vinto lo Slam Dunn Contest. Lo stesso Milič ricorda: “Non sapevo che aver preso quella coupé mi avrebbe pregiudicato la possibilità di andare a Duke o North Carolina, università che mi avevano cercato”.

Draft Class 1997: #1 Tim Duncan |#2 Keith Van Horn | #3 Chauncey Billups |#4 Antonio Daniels |#5 Tony Battie | #6 Rom Mercer | #7 Tim Thomas | #8 Adonal Foyle | #9 Tracy McGrady |#10 Dannu Fortson |#21 Anthony Parker (ex Maccabi) | #26 Charles Smith (The Spider, ex Virtus Roma) |#34 MARKO MILIČ |#43 Stephen Jackson (Captain Jack)

La carriera NBA di Milič: Philadelphia 76ers lo chiamano al II giro con la 34ª scelta per poi scambiarlo per Tom Chambers con i Phoenix Suns.
NBA Stats 1997-98: Partite giocate: 33 (0 da titolare) | Minuti giocati in media: 4.9 | FG% .609 | 3P% .500 | 2P% .621 | FT% .647 | Rimbalzi totali: 0.8 | Assist: 0.4 | Palle rubate: 0.3 | Punti: 2.8

MilicPhoenix Suns 1997-98: Record: 56-26 | 4th in Western Conference | Coach: Danny Ainge.
Roster: Mark Bryant, Cedric Ceballos, Rex Chapman, Kevin Johnson, Jason Kidd, Horacio Llamas Grey, Danny Manning, George McCloud, Antonio McDyess, Marko Milič, Steve Nash (sopphomore), Clifford Robinson, Dennis Scott, Brooks Thompson, Hot Rod Williams.

NBA Stats 1998-99: Primo lockout NBA della storia. Stagione che inizia il 5 febbraio, ridotta a 50 partite. Durante il periodo del lockout in NBA inizia l’annata seguente al Fenerbahçe (7 partite, 13.1 punti di media in campionato con 15.5 punti di media in 11 partite di Eurolega) prima di ritornare a Phoenix e disputare altri 11 incontri tra il febbraio e l’aprile 1999. I Phoenix Suns chiusero settimi ad Ovest con 27-23.
Partite giocate: 11 (0 da titolare) | Minuti giocati in media: 4.8 | FG% .400 | 3P% .000 | 2P% .421 | FT% .000 | Rimbalzi totali: 0.5 | Assist: 0.2 | Palle rubate: 0.3 | Punti: 1.5

Coach: Danny Ainge | Roster Suns 1998-99: Toby Bailey, Gerald Brown, Rex Chapman, Pat Garrity, Tom Gugliotta, Jason Kidd, Joe Kleine, Randy Livingston, Lui Longley, Danny Manning, George McCloud, Marko Milič, Chris Morris, Jimmy Oliver, Shawn Respert, Clifford Robinson, Alvins Sims.

Ritorno in Europa – Ritorna a casa alla Union Olimpija Lubiana (21 gare, 10.3 di media nella stagione 1999-2000 e con 22 presenze e 14.2 punti di media in Eurolega), poi l’avventura con il Real Madrid (43 partite e 7.6 punti di media in campionato con 15 presenze e 9.3 punti in Eurolega) e subito dopo l’approdo in Italia. Resterà nel nostro Paese per 5 stagioni, dal 2001 al 2006, vestendo le maglie della Fortitudo Skipper Bologna (44 gare, 10 di media nella stagione 2001-02), della Euro Roseto (37 gare, 15.4 di media nella stagione 2002-03), della Scavolini Pesaro (74 gare, 10.4 di media nelle stagioni 2003-04 e 2004-05), seguendo coach Melillo in Romagna, e della Virtus VidiVici Bologna (33 gare, 8.7 di media nella stagione 2006-2007).

Dopo l’Italia si ritrasferisce in Spagna per un’altra stagione con la camiseta Blanca del Real Madrid (5 partite, 3 di media nella stagione 2006-2007). Il secondo ritorno a casa avviene nella stagione 2007-08, quando ritorna alla Union Olimpija Lubiana (14 gare, 11.3 di media). Dopo una breve parentesi in Francia all’Orleans (4 gare, 5 di media), nel febbraio del 2010 decide di ritornare in Italia, restando per due stagioni a Cremona (72 partite, 13.6 di media dal 2010 al 2012), prima di cambiare continente.

Avventure asiatiche: 
Nella stagione 2012-2013 gioca per il Mahram Tehran e dal 2013 al 2015 sarà al Basket Al Kuwait SC. Il 14 ottobre del 2015 annuncia il ritiro dal basket giocato.
Con la Nazionale slovena, Milič ha disputato 6 campionati europei, dal 1995 al 2005 in cui ha ottenuto il miglior piazzamento giungendo al 6º posto finale, ed 1 campionato mondiale nel 2006 (12º posto finale).

Curiosità:  Soprannominato Milko, Air Milko o BUBAMARA (coccinella, soprannome datogli perché era grosso come un armadio ma volava nonostante le dimensioni);
E’ sposato con Vesna ed ha due figlie: Tara ed Ela, nate a Bologna, la prima nel 2002 e la seconda nel 2006;
E’ stato il primo giocatore del suo Paese a giocare nella NBA;
Il suo idolo sportivo è Drazen Petrovic;
È cresciuto con Gregor Fucka, nello stesso palazzo di Kranij;
Ha dichiarato che dopo il ritiro si sarebbe allontanato della pallacanestro per dedicarsi ai suoi hobby: l’architettura e la fotografia sportiva. Ora fa parte del progettoNBA European Ambassador Program;

Dopo avervi fatto conoscere Marko Milič, ecco come ha risposto alle nostre domande.

NBA24: Hai giocato in Slovenia, in Turchia, negli USA, in Spagna, in Italia, in Francia, in Iran e in Kuwait. 13 squadre, 3 continenti. Nessuno meglio di te può creare un mosaico della pallacanestro mondiale. Se dovessi fare un confronto, quale esperienza sarebbe la migliore in termini culturali e tecnici?

MM: Tutti i Paesi in cui ho giocato, ho visto e imparato sempre qualcosa di nuovo. Però qui in Italia sono stato 7/8 anni e mi è piaciuta tanto. Qui ho trovato una seconda casa. A Cremona, a Pesaro, anche a Bologna, ho incontrato tantissima gente appassionata, pur essendo delle piccole città. Per tutta la settimana si parla di basket. Quindi qui in Italia mi sono trovato benissimo. Anche a Madrid, quando giocavo per il Real, sono stato bene ma lì è tutto diverso: se arrivi secondo e non vinci, sono pronti a cambiare tutto. Lì o vinci o ti mandano a casa.

NBA24: Come dicevi, la tappa più lunga è stata l’Italia: 7 anni passati tra Bologna, Roseto, Cremona, Pesaro. Cosa ti ha dato il contesto, l’ambiente italiano per convincerti a rimanere così a lungo?

MM: Adoro lo stile di vita italiano. Qui si vive in maniera leggera. Tutti quelli che fanno sport ricevono rispetto dai tifosi e non parlo solo della pallacanestro ma anche del calcio, per esempio. Si vede che c’è della cultura. Ho portato la mia famiglia qua, siamo rimasti per 7 anni e non nascondo di aver pensato di rimanerci per tutta la vita. Poi è arrivata un’offerta di lavoro dalla Slovenia e abbiamo deciso di rimanere a casa. Ho ancora tanti amici qui in Italia.

NBA24: Dobbiamo fare un passo indietro e aprire la parentesi NBA ma prima della NBA c’erano Duke e North Carolina interessate a questo fenomeno sloveno. Io nel 1995 avevo solo 2 anni ma avrò visto un milione di volte la tua gara delle schiacciate del 1995, quella in cui salti una Honda TRX. È stata realmente quella gara delle schiacciate e non permetterti di andare negli Stati Uniti già a 18 anni?

   MM: Sì, è vero. Dopo la schiacciata a cui fai riferimento mi hanno regalato la macchina e una regola in NCAA vieta di iscriversi all’Università se prima hai ricevuto qualche regalo del genere, qualche premio. Prima di quella gara io non sapevo di questo interesse da parte del college americano. In Slovenia, a quei tempi, non eravamo abituati a pensare al college basketball come ad un contesto di così alto livello. Oggi, invece, c’è quasi più passione in NCAA che in NBA. Mi è sicuramente dispiaciuto un po’ ma negli anni che ho dovuto trascorrere lì ho giocato per l’Olimpia Lubiana, ho fatto l’Eurolega. Sicuramente non posso dirmi sfortunato.

NBA24: Abbiamo parlato di NBA e direi di proseguire in questa direzione. I Phoenix Suns sono stati la tua famiglia per un anno e mezzo circa (a causa del lockout): cosa porti dentro di quella esperienza?

MM: Ho giocato a Phoenix insieme a grandi giocatori come Jason Kidd, un rookie come Steve Nash. Quello che ricordo è che, oltre ad essere grandi giocatori, fuori dal campo sono splendide persone, molti semplici. Quello che ho notato subito è che i giocatori mediocri hanno sempre un atteggiamento quasi di superiorità, sono quasi spavaldi; quelli forti, invece, restano semplici quando poi dovrebbe essere il contrario. Sono stato un grande amico di Steve Nash: entrambi all’epoca entravamo per 5-10 minuti, poi lui è diventato MVP della lega mentre io… beh io sono tornato a casa! A lui piace tantissimo il calcio italiano, va sempre in vacanza in Italia o in Inghilterra per vedere qualche evento calcistico, quasi mai per vedere qualcosa di bello.

NBA24: Marko, hai fatto due nomi mica da poco. Hai avuto tanti eccellenti playmaker come compagni di squadra ma credo che pochi possono essere accostati a Jason Kidd e ad un giovane Steve Nash. Puoi svelarci qualche aneddoto/storia su di loro?

MM: Quando Steve Nash è arrivato da semi-sconosciuto dal Canada, la sua conoscenza per il calcio ha fatto sorgere qualche dubbio. Praticamente il suo riscaldamento era fare delle finte con i piedi. Più di una volta ci siamo guardati pensando fosse un giocatore di calcio e non di pallacanestro! Aveva il classico fisico da calciatore: basso, non forte fisicamente. Faceva delle cose con i piedi che in America non si erano mai viste. Tutte le altre storie…beh, meglio non raccontarle!

NBA24: In un’intervista hai dichiarato che “Personalmente, preferisci il basket di squadra che si gioca nella vecchia Europa” e che Stern ha reso un’attrazione mondiale la pallacanestro NBA. A quasi 20 anni di distanza, pensi che sia cambiato qualcosa?

MM: No, non ho cambiato idea. In Europa tutti i giocatori portano un mattone per la propria squadra, tutti si divertono. In NBA è diverso. Sia chiaro: è bello vedere LeBron, Bryant che tirano 50 volte. In pochi, però, si domandano come si sente un giocatore in panchina quando vede certe cose. Giocare in Europa è molto meglio per chi ama davvero giocare, per chi vuole avere il pallone tra le mani. Anche l’atmosfera è molto diversa: ci sono sicuramente meno persone a vedere la partita ma la passione che c’è in Europa non c’è in America. La gente negli USA mentre guarda la partita mangia hot dog, beve la birra, magari scappano 5 minuti prima che finisca la partita perché il parcheggio è pieno e non vogliono trovare traffico. Più basket di squadra e più passione qui, più basket individuale e più pallacanestro basate sulle stelle oltreoceano. Hanno una macchina perfetta: tutte le star fanno pubblicità e cose del genere. Però se dovessi scegliere tra vedere una partita di regular season NBA e una di Eurolega, scelgo sempre l’Eurolega.

NBA24: Sei stato il primo sloveno a giocare in NBA, un record che merita assoluto rispetto. Ora ci sono 3 giocatori sloveni in NBA, tra cui Goran Dragic. Pensi che Dragic riesca a esprimere il carattere sloveno che è in lui in un contesto così complesso come può essere la NBA?

Marko Milič in compagnia dei fratelli Goran e Zoran Dragič.
Marko Milič in compagnia dei fratelli Goran e Zoran Dragič.

MM: Siamo grandi amici. Abbiamo giocato a tennis due settimane fa, quando è tornato a casa. È forte anche a tennis! Per Goran non era affatto facile ambientarsi in NBA: sostanzialmente è una guardia e non aveva la struttura fisica per competere. Ha lavorato tanto e, nonostante avesse grande concorrenza, è diventato il giocatore più importante dei Miami Heat. Quando in estate torna a casa e ci sentiamo, non smette mai di allenarsi. Non riposa praticamente mai. Con qualsiasi squadra giochi, di team o di nazionale, incarna sempre quel carattere. È una grande persona.

NBA24: La leggenda di “Bubamara” appartiene al passato ma alcuni tuoi gesti sono stati ripresi da giocatori attuali: penso a Blake Griffin che nel 2011 ha “copiato” la tua idea. Sei stato uno degli schiacciatori più incredibili d’Europa e allora ti chiedo: chi ti impressiona di più al momento in termini di salto, di elevazione e di creatività (nelle schiacciate)?

MM: Griffin è forte e dà il meglio di sé all’interno di una partita, quando può partire in maniera dinamica, quando può avere un contatto. Per me lo schiacciatore migliore resta Vince Carter: ha la capacità di rimanere anche per 2/3 secondi quasi fermo in aria, quasi come se aspettasse lo scatto del fotografo prima di iniziare la discesa!

NBA24: Hai giocato in NBA ma credo tu preferisca l’Eurolega come massima espressione della pallacanestro mondiale. Una settimana fa ha vinto l’Eurolega Gigi Datome che ha avuto un percorso simile al tuo: prima Europa, poi 2 anni in NBA, e poi ancora Europa. Quanto pensi sia utile un’esperienza in NBA prima di giocare la massima competizione europea? Cosa riesce a darti di più rispetto ai giocatori che non hanno mai giocato in America?

Marko Milič durante un match di Eurolega con la maglia della sua Olimpia Lubiana.
Marko Milič durante un match di Eurolega con la maglia della sua Olimpia Lubiana.

MM: Sicuramente in termini di esperienza ha qualcosa in più rispetto agli altri. In America non c’è troppo gioco tattico, si gioca relativamente poco in questo modo. Fisicamente, però, ti permette di crescere tanto. Gigi è un grande giocatore e secondo me ha fatto la scelta giusta: quando ti accorgi che lì non giochi 30-40 minuti come faresti in Europa, torni perché vuoi giocare. Io sono tornato al Real Madrid dopo la NBA perché volevo giocare. Le stagioni in NBA sono sicuramente una bellissima esperienza ma meglio vincere l’Eurolega che stare su una panchina NBA ad agitare l’asciugamano.

NBA24: Chiudiamo la parentesi NBA con una domanda secca: chi è il giocatore NBA che al momento ti fa impazzire?

MM: LeBron James. In molti non riescono a capire che per giocare come gioca LeBron ci vuole un fisico incredibile e il fisico di James è davvero incredibile. Tecnicamente non è troppo forte ma fisicamente potrebbe saltare su chiunque, è più veloce di tanti altri esterni. Negli ultimi anni, dove è diventato anche meno egoista rispetto all’inizio della sua carriera, riesce a fare 25-30 punti ma riesce anche a passare la palla bene, va bene a rimbalzo. È sicuramente il più completo.

NBA24: Hai avuto, come dicevamo prima, tanti compagni di squadra illustri oltre a quelli NBA: hai giocato con il tuo amico e concittadino Gregor Fucka, con Basile, con Alphonso Ford, con Saša Djordjevic, con il ragno Charles Smith e con tanti altri. Chi ritieni sia il giocatore più forte con il quale tu abbia giocato?

MM: Fucka e Djordjevic. Il primo perché, con quella struttura fisica, quando tirava poteva scegliere se usare la mano sinistra o la mano destra e questo è un vantaggio notevole. Djordjevic, invece, è uno a cui affidi la palla gli ultimi 5 minuti di partita perché sai che cambierà sguardo e atteggiamento per fartela vincere. Anche se gioca una partita sottotono, negli ultimi 5 minuti sa trasformarsi in un giocatore diverso. Anche Saša è diventato un mio caro amico.

NBA24: Ultima domanda. Durante il tuo ultimo anno alla Fortitudo Bologna avevi contro Manu Ginobili, che all’epoca vestiva la canotta della Virtus Bologna. Ha lasciato una grandissima eredità alla pallacanestro e potrebbe ritirarsi a breve. Vorrei una tua opinione sul giocatore che è stato Manu.

MM: Ricordo perfettamente il primo derby contro di lui perché perdemmo. Quando siamo rientrati negli spogliatoi ci siamo guardati tutti e ci siamo detti “Ma come abbiamo fatto a perdere contro un giocatore che viene dall’Argentina?!” perché nessuno lo conosceva ancora. Noi avevamo giocatori come Meneghin, Basile, Fucka, Savic, tutti grandi giocatori. Pensavo tra me e me dopo la partita “Noi compriamo campioni affermati e loro pescano dall’Argentina uno sconosciuto che ci batte” ma ora so – e tutti sanno – chi è davvero Manu Ginobili. Ovunque ha giocato ha dimostrato di essere un grandissimo giocatore.

Noi siamo onorati di aver intervistato un campione disponibile, gentilissimo e simpaticissimo come Marko Milič.
Ringraziamo, inoltre, la Federazione Italiana Pallacanestro (nella persona di Matteo Cirelli) per la disponibilità e la gentilezza.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone