La prima volta non si scorda mai: tutte le cifre sui debutti dei rookie
La prima notte ha sempre un sapore speciale, diverso da tutte le altre partite che giochi. Le emozioni dell’esordio, del primo esordio NBA, non verranno mai cancellate e in un’epoca dominata da quelli che in gergo vengono definiti Big Data, neanche i numeri di quella prima notte. Ieri vi abbiamo parlato dei più maestosi inizi di stagione, con gli inarrivabili 54 e 50 punti di Jordan, passando per i 46 di Monta Ellis un quinquennio fa. Quali sono state, allora, le cifre e gli impatti migliori della classe del Draft 2015? Analizziamoli caso per caso:
#1 Karl-Antony Towns, Minnesota Timberwolves: esordire con una vittoria in trasferta, allo Staples Center, contro Kobe Bryant potrebbe darti una sensazione di appagamento per il resto della vita. E’ esattamente quello che è successo alla prima gara della prima scelta assoluta che, sì guarda già avanti, ma questa la tiene lì per raccontarla ai nipotini un giorno. Passare dagli avversari del college a marcare Roy Hibbert non è poi un cambiamento così semplice eppure le cifre parlano chiaro. Indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta, i primi passi di Towns fanno ben sperare i T’Wolves. Il minutaggio già sostanzioso e la prima doppia doppia sono sintomi di un giocatore che è pronto effettivamente al salto di qualità.
31 minuti giocati, 6/10 dal campo, 0/1 da 3, 2/2 dalla lunetta, +4 di plus/minus, 12 rimbalzi 1 assist, 3 palle perse e 14 punti a referto.
#2 D’Angelo Russell, Los Angeles Lakers: se la prima scelta gioisce ed esulta, la seconda ha di che rammaricarsi. L’esordio di Russell non è certo da incorniciare come quello di Towns, anche perchè ha coinciso con un evento quasi inaspettato. Il career high (28) del suo diretto avversario Rocky Rubio ha scosso in negativo Russell che, infatti, è stato smistato su altre piste, affidando lo spagnolo a Clarkson. Le cifre vanno prese con le pinze, perchè il contesto è sicuramente quello che è e lo Staples fa sempre il suo effetto. Di certo, l’impatto non è dei migliori, come sottolinea anche il peggior plus/minus della squadra (-9 con Russell in campo). La strada da fare è lunga e D’Angelo ha dimostrato già di poter appartenere a questa categoria di giocatori.
25 minuti giocati, 2/7 dal campo, 0/3 da 3, -9 di plus/minus, 3 rimbalzi, 2 assist, 3 palle perse e 4 punti a referto.
#3 Jahlil Okafor, Philadelphia 76ers: probabilmente il miglior esordio individuale di questa classe. I suoi 76ers sono caduti sotto i colpi di un folletto inspiegabile ma per tutta la partita Okafor ha tenuto testa agli attacchi e agli affondi firmati Celtics. Ha avuto davanti gente come Zeller, Lee, Johnson ma nessuno è riuscito ad arginarlo completamente. Il potenziale offensivo di Jahlil abbiamo avuto già modo di conoscerlo ma l’applicazione e l’attenzione al gioco fatta vedere stanotte è stata davvero incredibile. E’ il rookie che forse viene maggiormente agevolato dal sistema di Philly e l’essere posto già al centro del progetto gli permette di giocare con maggior leggerezza, come dimostrano i 16 tiri già presi. I 10 canestri realizzati sono di pregevole fattura: in avvicinamento, in allontanamento, in post e dalla media. Il (potenzialmente) miglior centro di questo Draft fissa il suo carrer high già molto in alto. L’unica pecca sono le palle perse: strafare è il limite di chi inizia con il piede giusto.
38 minuti giocati, 10/16 dal campo, 6/6 dalla lunetta, -9 di plus/minus, 7 rimbalzi, 1 assist, 1 palla recuperata, 8 palle perse, 2 stoppate e 26 punti a referto.
#4 Kristaps Porzingis, New York Knicks: l’intera Grande Mela aspettava questa partita per poter osannare o criticare chi ha scelto il lettone così alto quella notte di luglio. Ed invece gli stessi che piangevano come quel bambino al Barclays Center ora si ritrovano increduli ad esultare per una eccellente partenza dei blu-arancio ed una più che discreta prestazione del lungo ex Siviglia. Entrare in quintetto al fianco di Anthony fa sempre un certo effetto quando le partite iniziano a contare. Inizio gelido, piccola ripresa, buoni movimenti, ma la palla al momento non ne vuole sapere di entrare. La sensazione è che entrerà, perchè le capacità e le qualità ci sono. Si “accontenta” di una buona percentuale ai liberi che fa lievitare il suo score. Minuti giusti, non troppi e adeguati alla prestazione. Nel complesso, quindi, buona gara ma il resto è tutto ancora da scoprire. Rompere il ghiaccio in questo modo fa sempre bene.
24 minuti giocati, 3/11 dal campo, 1/2 da 3, 9/12 dalla lunetta, +1 di plus/minus, 5 rimbalzi, 1 assist, 1 recupero, 2 palle perse, 1 stoppata e 16 punti a referto.
#5 Mario Hezonja, Orlando Magic: il talento gli permette di fare cose assurde, la sfrontatezza e la sfacciataggine lo rendono invece il più pronto di questo Draft. Non parte nel quintetto, gli viene preferito Fournier, ma non appena mette piede in campo fa entrare dentro ogni cosa gli passi per le mani. E’ forse solo troppo innamorato del pallne ma le doti del croato non sono minimamente in discussione. Da 2, da 3, in penetrazione, tutto ciò che volete. L’esperienza lo farà crescere ancora di più e la gestione emotiva della partita è un aspetto sul quale Scott Skiles deve lavorare ma intanto meglio godersi un esordio apprezzato a furor di popolo. Insieme a Watson e Gordon fa parte di quella second unite che ha permesso ai Magic di rimanere sempre a contatto e le sue triple sono state già fondamentali. Una gioia per gli occhi vederlo giocare.
25 minuti giocati, 4/9 dal campo, 3/5 da 3 punti, +2 di plus/minus, 3 rimbalzi, 2 assist, 4 palle perse, 11 punti a referto.
#6 Willie Cauley-Stein, Sacramento Kings: l’esordio più difficile e complesso di tutti, sia in termini di avversario sia in termini individuali. Cauley-Stein non gode ancora della massima fiducia di coach Karl, come dimostrano i suoi 7 minuti in campo. Se da un lato sembra fisicamente pronto, dall’altro George Karl non lo ritiene ancora in grado di affrontare giocatori come Koufous e Cousins. Saranno decisive le prossime settimane per capire il ruolo all’interno del roster della sesta scelta.
7 minuti giocati, 1/2 dal campo, +1 di plus/minus, 2 rimbalzi, 2 punti.
#7 Emmanuel Mudiay, Denver Nuggets: volente o nolente, alla sua prima partita da pro entra a far parte del vasto libro dei record. Punti? No. Rimbalzi? No. Assist? No. Mudiay ha stabilito il maggior numero di palle perse (11) da un rookie all’esordio in NBA. Andando oltre, però, ci sono anche buoni numeri nei campi che abbiamo citato in precedenza. Arrivato con qualche riserva ai Nuggets, subito si è inserito e ha saputo conquistare tutti con la sua grande voglia di lavorare, di imparare e di diventare un giocatore migliore. La quasi tripla doppia e le tante responsabilità già prese parlano chiaro: la personalità non manca. Lo scherzetto fatto ai Rockets è una ulteriore iniezione di fiducia sia per la squadra sia per il nuovo talento congolese. Anche se dalla porta sbagliata, Mudiay è già nella storia della NBA.
37 minuti giocati, 6/13 dal campo, 3/5 da 3, 2/4 dalla lunetta, +13 di plus/minus, 5 rimbalzi, 3 assist, 1 recupero, 11 palle perse 17 punti.
#8 Stanley Johnson, Detroit Pistons: abbiamo già una doppia prova per Johnson, in quanto ha già disputato 2 gare e portato a casa altrettante vittorie. Cifre molto simili per il talento da Arizona che realizza 7 all’esordio e 11 alla seconda prova, con un minutaggio comunque discreto uscendo dalla panchina. L’identico 3/10 dal campo fa intendere che l’emozione ancora deve essere completamente scrollata di dosso ma la personalità e le richieste specifiche di coach Van Gundy fanno presagire bene. Il futuro di Stanley sono i Pistons e Detroit punta molto su di lui. L’intensità e la grinta che mette in campo con la second unit sono il miglior fattore che può permettere ai migliori a roster di riposare. Dovrà ancora dimostrare che vale una scelta così alta.
#9 Frank Kaminsky, Charlotte Hornets: dopo una preseason di eccelsa fattura, Frank The Tank, diventato nel frattempo idolo dei social dpo il suo esilarante balletto, è costretto a conoscere la dura legge della panca nel suo esordio. La partita è complessa, contro un avversario che punta davvero in alto. Coach Clifford, che esperienza ne ha da vendere, è convinto che Kaminsky può dare tanto solo se al 100% fisicamente. Negli ultimi giorni di preseason aveva già lamentato qualche problemino fisico, di poco conto, e così il suo esordio non è da ricordare in termini numerici. Gioca poco, prende solo 2 tiri e non realizza alcun punto. Non fatevi, però, ingannare dal debutto, perchè siamo sicuri che Frank ci farà divertire quest’anno insieme ai suoi Hornets.
6 minuti giocati, 0/2 dal campo, 0/1 da 3, -4 di plus/minus, 1 rimbalzo e nessun punto a referto.
#10 Justise Winslow, Miami Heat: steal of the draft o meno, coach Spo pare aver trovato il pezzo che mancante che cercava. Il collante difensivo e atletico che faccia la differenza nella propria metà campo, la coscienza pulita di un giocatore umile e disposto al sacrificio pur di guadagnare minuti. I mezzi fisici di Justise li abbiamo imparati a conoscere col tempo ma la sua benedizione arriva con una schiacciata che immortala perfettamente il tipo di giocatore. Intenso, attendo e ligio al dovere, proprio come vuole Spoelstra. Quel frame che lo ritrae in schiacciata contro 6 braccia avversarie è il miglior ricordo che porterà dentro di sè almeno in questo periodo iniziale. Se c’è un giocatore di questa classe a non rispecchiarsi nei numeri, quello è Winslow perchè può anche segnare alo 5 punti o anche 0, ma quando il plus/minus dice +26, dei punti importa il giusto.
25 minuti giocati, 2/2 dal campo, 1/1 da 3, +26 di plus/minus, 7 rimbalzi, 2 assist, 2 palle perse e 5 punti a referto.