CHARLOTTE HORNETS – Clifford: “Stephenson soffre le pressioni esterne”

Lance Stephenson a testa bassa (foto da: sportspyder.com)
Lance Stephenson a testa bassa (foto da: sportspyder.com)

Non è un bel momento per Lance Stephenson. Lasciati i Pacers per diventare un uomo-franchigia a Charlotte, avendo come presidente un certo MJ, “Born Ready” sta faticando oltre modo a rivivere i fasti della passata stagione, come dimostrato dai 9.7 punti di media tenuta finora, lontana dai 13.8 della scorsa regular season, anche se, ad essere onesti, Lance è migliorato negli assist (5.4 vs 4.6) e nei rimbalzi (8.1 vs 7.2). Parlavamo del suo momento difficile, culminato nella partita di Mercoledì sera persa, davanti al pubblico amico, 105-97 contro Portland, ko che ha portato gli Hornets ad avere un record di 4-12, sotto le attese. Stephenson ha trascorso, per la seconda partita consecutiva, tutto l’ultimo quarto in panchina. Interpellato al riguardo, queste sono state le parole del coach degli Hornets, Steve Clifford: “Ad essere onesti, una delle cose che più hanno messo in difficoltà il ragazzo è stato il venir definito immediatamente superstar dalla gente. Lance ha il talento per diventare una stella. Per esserlo in questo campionato, però, ci vogliono anni”.

 

Sul paragone con l’esperienza ai Pacers, Clifford dice: “E’ diverso, non è la stessa cosa. Ha iniziato a giocare due anni fa, prima di venire qui. E’ stato in una squadra davvero buona, avendo l’opportunità di mettersi in mostra. Quando Al Jefferson è venuto qui, da dieci anni aveva, come media, 19 punti ed 8 rimbalzi. Si sapeva, con lui, cosa andavamo ad ottenere. Ed è quello che Lance ha bisogno di diventare. Perciò, questi paragoni non sono giusti”. “Io l’ho detto a Lance” – continua Clifford – “Sono stato fortunato. Ho avuto a che fare con Kobe e McGrady. Erano superstar. Ho avuto anche Allan Houston e Latrell Sprewell. Erano All-Star da due, tre anni. Stephenson ha un sacco di lavoro da fare per arrivare a quel livello. Tutti hanno avvicinato questo ragazzo a quei campioni e, se ricordate la prima volta che è arrivato qui, dissi subito che avrebbe potuto crescere e raggiungere un livello eccelso”.

 

Da parte sua, Stephenson si dice sereno e smentisce le voci di chi afferma che il ragazzo sia ancora alle prese con i fastidi fisici che ne hanno rallentato la preparazione durante l’estate: “Non sto male. Mi sento bene.  Non ci sono più scuse. E’ una decisione del Coach se  non vuole farmi giocare nel quarto periodo. Io devo solo lavorare sodo e fare tutto quel losche serve per vincere le partite”.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone