Top&Flop Cleveland-Toronto: i Cavs insieme per il sogno, i Raptors salutano a testa alta

Intensa, dura dal punti di vista fisico, non scontata ma sempre in controllo dei primi della classe. Il riassunto delle Eastern Conference Finals va oltre 3 concetti chiave che hanno sicuramente inficiato sul risultato finale e il 4-2 rispecchia perfettamente il divario ancora piuttosto evidente tra le due franchigie. La “Formula LeBron” che abbiamo avuto modo di proporvi sulla nostra pagina Facebook si palesa anche in queste ECF, testimoniando ancora la forza di un 31enne in missione per conto di una città che gli ha dato e tolto tanto nel corso della sua carriera e più in generale della vita. Nell’altro angolo del ring ci sono dei Raptors che hanno dato il massimo, raccogliendo due vittorie che hanno comunque infiammato una delle tifoserie più sportive e calorose dell’intera lega. Siamo “nel Paese in cui non perde nessuno” e le parole alla fine di G6 rendono merito a dei fan che anche a sirena suonata non facevano altro che incitare i propri giocatori, orgoglio di una nazione intera. C’è, come sempre, chi è stato incisivo, chi è stato determinante e chi, invece, ha deluso in modo clamoroso le aspettative. Ecco i nostri Top&Flop della serie:

TOP

LeBron James – Non è una novità trovare The Choosen One in questo tipo di categoria. Sta disputando dei playoff incredibili, facendo registrare le migliori cifre della sua carriera in postseason e anche se le cifre possono sembrare non “impressionanti” rispetto ad altre edizioni, LeBron sta evolvendo ancora una volta il suo gioco e portando per mano i suoi compagni di squadra verso l’obiettivo minimo ormai raggiunto. La sesta apparizione nelle Finals rende omaggio ad una carriera irripetibile e unica ma sono questi i primi numeri a durare lo spazio di un mattino se il titolo non arriverà in quello che dall’altra parte dell’oceano definiscono come “the mistake on the lake“. Gioca 36 minuti a gara (3 quarti precisi) e segna 26 punti a sera, aggiungendo 8.5 rimbalzi e 6.7 assist alle sue prestazioni monstre. La fase difensiva in questa serie per LeBron è stata tanto decisiva quanto i numeri che avete appena letto: 1 stoppata a gara, 2 palle recuperate a sera fanno di James il miglior giocatore in questo momento dei playoff su entrambe le metà campo se ne facciamo un ragionamento di power forward (ruolo, uno dei 5 che può ricoprire, che forse meglio si addice a LBJ). Il 62.2% col il quale tira dal campo la dice lunga su tutto il resto. L’unica pecca della sua serie sono stati i tiri liberi: un 27/44 (61.4%) dalla linea della carità che evidenzia forse l’unico aspetto del gioco sul quale James può ancora lavorare. Anche Love e Irving meritavano una menzione a riguardo viste le cifre ma James è il leader, il trascinatore e l’all-around player che più sposta gli equilibri.

Channing Frye – Non c’è un vero e proprio nickname per lui ma il suo amico Richard Jefferson, con il quale condivide il college di provenienza, lo definisce “The Buffet of Goodness” e la traduzione la ritroviamo nei suoi numeri. Un lungo capace di tirare come un vero tiratore e in grado di saper giocare anche in post è una “bontà” che non tutti possono permettersi. Così come LeBron, anche Frye sta giocando una postseason pazzesca, continuando a far registrare percentuali dall’arco incredibili. Il suo 14/24 gli vale la miglior percentuale della squadra da 3 (58.8%) ma sono i mometi in cui segna a far capire veramente la portata dei suoi canestri. In G4 quasi ha riaperto da solo una gara che sembrava sepolta, mentre negli altri 5 atti si è sempre fatto trovare pronto, con quel rilascio degno dei migliori nomi della piazza. Il lungo che allarga il campo così, che si sa spaziare bene, che sa aiutarti quando la palla scotta è una mano santa per coach Lue che, spesso, nei finali di gara lo preferisce a Thompson. In 16 minuti di media segna 9 punti, un vero e proprio lusso per i Cavs.

DeMar DeRozan – La nota di merito va anche agli sconfitti ed in particolare a DeMarvelous, l’uomo più costante in maglia Raptors. La menzione nei nostri Top l’averebbero meritata anche Corey Joseph, Kyle Lowry per quanto fatto vedere nelle gare interne e Bismark Biyombo per averci regalato una bella storia di sport, ma va al californiano il nostro riconoscimento. Le sue performance vanno oltre i 23 di media, perchè la vera e unica spina nel fianco di una difesa che sembra rodata come quella dei Cavs è stato lui e solo lui. I suoi jumper dalla media, il suo 90% ai liberi, il suo 50% dal campo lo hanno reso una minaccia concreta e anche quando i giochi sembravano chiusi, ha sempre dato speranza a tifosi che gli riconoscono tutto il merito di una stagione comunque trionfale. Resterà a Toronto con ogni probabilità e la curiosità di vederlo il prossimo anno è già alta.

 

FLOP

DeMarre Carrol – Arriva alla sfida con James, suo diretto avversario anche nelle ECF dello scorso anno con la maglia degli Hawks, con il soprannome di Junkyard Dog ma tutto è tranne che un “cane da presa” contro il 23. Gioca una serie molto al di sotto delle aspettative e coach Casey dopo i primi due atti si rende conto del basso fatturato e gli concede solo 26.6 minuti a gara. Il suo mattoncino offensivo è invisibile (appena 7 punti di media) e sbaglia praticamente quasi tutti i tiri aperti che gli passano per le mani, chiudendo la serie con un rivedibile 19.2% d 3 (5/26). Insomma, gioca male su entrambe le metà campo e, considerando i 13,500,000 di dollari sul suo contratto, possiamo affermare che è lui il vero Flop della serie.

Matthew Dellavedova – Definire un Flop un giocatore che ha vinto e che fa parte di una second unit sembrerebbe impossibile ma conosciamo tutti le potenzialità e le peculiarità di Delly e in queste ECF non le abbiamo viste se non in pochi frangenti. La pressione su Joseph e Lowry non dà i frutti sperati, con il canadese che lo ha praticamente sempre battuto e con K-Low che ha banchettato con lui in campo. Non è l’apporto difensivo che ti aspetti da un giocatore che in estate ha lavorato tanto anche sull’attacco ma che in questa serie non è mai riuscito a mettersi in ritmo: ha lavorato sul tiro da 3 ma l’1/7 non gli rende onore. I suoi minuti sul parquet sono solo 11 a sera ma in quegli 11 non abbiamo visto la grinta e la cattiveria agonistica che ci ha mostrato in altre occasioni. Non un vero e proprio Flop ma gioca al di sotto della sufficienza.

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone