Above the record

«Per me essere nella Top 10 all-time dei migliori scorer, nonostante non abbia basato la mia carriera sullo score dei punti finali, su quanto io segnassi per la mia squadra, vuol dire tanto. Cerco sempre di essere sempre una triplice minaccia, amo essere un facilitatore per i miei compagni, provo a coinvolgerli il più possibile, provo ad difendere sempre al massimo, magari stoppando qualche tiro… Sono solo benedetto, sono fortunatissimo e felice nel sapere di essere riuscito a fare una cosa del genere e devo ringraziare i ragazzi che mi hanno permesso di farlo. Ho fatto un ottimo lavoro mantenendo sempre in forma il mio corpo ogni anno, ogni stagione e sono sempre stato disponibile con i miei teammates per la maggior parte della mia carriera e per me giocare ogni sera ed essere in grado di metter su uno spettacolo per chi ci guarda è un onore e devo tanto a loro. Questo traguardo è una cosa speciale per me, così come ho detto di non aver mai goduto di ciò che sono riuscito a fare, perchè provo ad esse umile e, ripeto, mi reputo sono benedetto dal fatto di riuscire a giocare ogni sera a questi livelli». 

Siamo sul parquet del Wells Fargo Center e ai microfoni c’è il diretto interessato, uno che a tutti gli effetti entra a far parte del club degli indiziati del Gioco. Le parole sono, infatti, di LeBron Raymone James che, durante il primo quarto, segna in lay-up i punti che lo catapultano nella Top-10 all-time dei migliori marcatori della storia del Gioco. Scavalca al decimo posto tale Hakeem The Dream Olajuwon, il meraviglioso centro nigeriano ex Rockets, hall of famer dal 2008. Giusto per comprendere meglio di chi stiamo parlando, spiega per noi il professor Jordan Michael: «Se dovessi scegliere un centro per la squadra più forte di tutti i tempi, prenderei Olajuwon. Lascerei fuori Shaq, Patrick Ewing. Lascerei fuori perfino Wilt Chamberlain. Lascerei fuori un sacco di gente. E il motivo per il quale vorrei prendere Olajuwon è molto semplice: lui è il più completo in quel ruolo. Non è solo per la capacità di segnare, per i rimbalzi o per le sue stoppate. Molti non sanno che è tra i primi nella storia nelle palle rubate. Ha sempre preso grandi decisioni nei momenti importanti. Insomma, per tutte queste ragioni prenderei lui». Il prodotto dell’Università di Houston si è fermato a quota 26.946 punti nelle sue 18 stagioni NBA, toccando la miglior media nell’annata 1994-95, anno in cui i suoi Rockets si laureano campioni. I numeri del nigeriano naturalizzato statunitense non rendono la bellezza del suo gioco, del suo stile, della sua prestanza fisica, della sua propensione al dominio che sapeva mettere ogni sera on the hardwood. Nelle sue prime 12 stagioni ha sempre chiuso con una doppia-doppia di media, e nelle successive 6 ha sempre flirtato con numeri molto simili. La protezione del ferro che garantiva The Dream, stando a quanto riporta Robert Horry (che per la cronaca ha giocato con Shaq e Robinson), è unica nel suo genere e non si vedrà più nulla di simile.

Stanotte, però, lo screanzato scherzo della natura con il #23 e con la canotta dei Cavaliers ha superato anche lui, riuscendo, con 25 punti, a strappargli il decimo posto. Le parole del Prescelto, come sempre, fanno pensare. Quanto si metta a disposizione dei compagni è il fulcro centrale sul quale potremmo dibattere ore e ore, perchè quello che James dice è la disarmante verità di chi riesce a far cose anche senza concentrarsi solo ed esclusivamente su quello. In quel “I don’t really care of my game around scoring” c’è la grandezza di questo nuovo milestone, di questo nuovo incredibile record. LeBron è un attaccante formidabile ma, dalla bellezza di 13 stagioni, non mette mai il suo talento offensivo a disposizione di sé stesso, condividendolo con tutti i compagni di squadra. Certo è che, come è capitato ai migliori, ci sono sere in cui si preferisce tirare e sere in cui si è più in vena di giocare per gli altri ma con  LeBron si ridefiniscono i contorni di ogni luogo comune, di ogni prassi non scritta del Gioco. “I love facilitating my guys” aggiunge poco dopo, dimostrando ancora una volta che i compagni vengono prima dei suoi record, dei suoi punti, della sua incredibile e irripetibile visione di Gioco. Si va “above the record” se oltre alla Top-10 si prendono in considerazioni aspetti collaterali del Gioco in continua evoluzione del “kid from Akron, OH“: nessun giocatore di questa speciale classifica ha concluso la carriera con più assist di LeBron. Infatti, alla #9 troviamo Elvin Hayes con 2398 assist, alla #8 c’è Moses Malone con 1936 , alla #7 Shaquille O’Neal con 3026, alla #6 Dirk Nowitzki con 3417 assistenze, alla #5 troviamo Wilt Chamberlain con 4643 assist, alla #4 c’è Michael Jordan con 5633, alla #3 Kobe Bean Bryant con 6306, alla #2 Karl Malone con 5248 mentre al primo posto c’è tale Kareem Abdul-Jabbar con 5660. LeBron, invece, è a quota 6879! Altra nota neanche troppo a margine riguarda il numero di stagioni giocate: se prendiamo come esempio Kobe e MJ, le due leggende hanno giocato rispettivamente 20 e 15 stagioni. LeBron, invece, è appena a 13 e, ad occhio e croce, ci saranno almeno altri 3/4 anni ad altissimo livello ( si ringrazia il concetto di “I’ve done a great job keeping my body and form every year“). Se esistono dei ricorsi storici, si è palesato stanotte: James, nel febbraio del 2013, si allena con Olajuwon e assorbe tutti i migliori concetti per essere dominante in post, la stessa posizione che lo rende inarrestabile per certi versi.

La domanda, forse lecita oggi, in un giorno di passing torch, è: riuscirà LeBron a scalare le posizioni che servono per arrivare a Ferdinand Lewis Alcindor Jr.? La risposta, vista la distanza (11417), tenderebbe verso il negativo, perchè significherebbe viaggiare a cifre incredibili nelle prossime stagioni (ma mai scommettere contro l’androide). Cerchiamo di andare oltre, LeBron cerca di andare oltre perchè i record, i traguardi personali hanno valore fino ad un certo punto, specie per un giocatore che, come egli stesso ricorda, ha sempre giocato e continuerà a giocare per il compagni. Non verrà ricordato come il più immarcabile degli avversari, non verrà ricordato come il miglior realizzatore di sempre ma verrà ricordato semplicemente perchè LeBron Raymone James va oltre ogni semplice concetto che sia stato inventato, accostato o prestato al Gioco più bello del mondo.

 

 

 

 

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone