ALL-STAR GAME, LE PAGELLE - Westbrook pazzesco, Thompson deludente. La sorpresa si chiama Korver

WEST

KLAY THOMPSON 5 La sua partita sembra la logica prosecuzione del 3-Point Contest. In campo, infatti, è un po’ freddino. Sarà che non è abituato a questo tipo di partite, ma da lui ci si aspettava di più, dopo tutto quello che ci ha fatto vedere fino ad ora. Infatti, Kerr non lo utilizza nel finale.
LAMARCUS ALDRIDGE 6,5
Approfitta dell’occasione per mostrare al pubblico che in realtà sa essere un fattore anche con i piedi dietro l’arco. Ed è un belvedere allo stesso modo. Ha una buona fetta di partita a disposizione, ma va bene così.
MARC GASOL 6
Sufficienza per non rovinargli l’esordio. Perché non è il tipo di situazione in cui si trovi a suo agio. Certo, lui e Pau sono la copertina di questa partita, ma sta di fatto che giocare i pick&roll per ritagliarsi l’unico tipo di tiro che si sente di prendere è sintomatico.
JAMES HARDEN 7,5
Il solito. Affronta la partita come farebbe con le altre. E anche in questo caso i risultati decisamente notevoli. Se avesse distribuito meglio le realizzazioni e non avesse avuto in squadra Westbrook, sarebbe stato l’MVP della serata a mani basse. La tripla che ammazza la partita è sua.
STEPH CURRY 7
Mantiene le marce non troppo alte, forse già pago del successo di sabato sera. Così, decide di accendersi solo per regalare la giocata della notte, con una zingarata in stile All-Star Game. Ad ogni modo, non è dispiaciuto assolutamente.
DEMARCUS COUSINS 7
Non regala chissà quale spettacolo. Poco pirotecnico anche quando ha spazio e mezzi per esserlo. Ma tutto sommato decide di non lasciarsi andare: molto concreto, lavora sotto il ferro e solo quando si trova da quelle parti decide di giocare.
TIM DUNCAN 6
Semplice premio alla carriera. Entra a referto con una schiacciata nel quarto periodo, il che la dice lunga sulla natura della partita e sulla ratio della presenza di Duncan in una simile occasione.
KEVIN DURANT 5,5
Poco anche per lui. Non è di buon umore e non vuole togliere le luci del palco a nessuno. Così, si limita ad assistere nei limiti di quello che gli viene concesso il compagno Westbrook.
DAMIAN LILLARD 5
Svogliato. Non ha tanto spazio, ma nemmeno fa tanto per farselo dare. Come dargli torto, dopo l’esclusione.
DIRK NOWITZKI 6
Arriva per rimpiazzare, eppure sa ritagliarsi il suo spazio. Di allori non ha bisogno, però approfitta dell’occasione per far vedere che anche dopo i 35 si può schiacciare. Su un alley-oop, con risultati tutt’altro che sgradevoli, per giunta.
CHRIS PAUL 7,5
Sa di non avere particolari interessi individuali in questa partita, a differenza di qualche anno fa. Così, decide di divertirsi a modo suo, dispensando assist e continuando in questo modo a calcolare il suo record per media assist in All-Star Game. Per questo, Kerr gli regala tantissimi minuti.
RUSSELL WESTBROOK 9
In stato di grazia. Trottolino inesauribile che rende la partita accattivante con la sua rincorsa al record di Chamberlain. Peccato che abbia fallito i canestri decisivi per scrivere la storia: si deve accontentare del premio (indiscutibile) di MVP della manifestazione.

EAST

reuters.com
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LEBRON JAMES 8 Il migliore dei suoi. Parte a razzo, perché ha in testa i record che può battere, come superare Kobe nella classifica marcatori della competizione e magari rivincere di nuovo il premio di MVP. Alla fine rinsavisce e torna a giocare per la squadra, senza rifiutare qualche schiacciata davvero degna di questo nome. LaVine non avrebbe avuto così tanto la vita facile.
CARMELO ANTHONY 7,5
Problemi al ginocchio ne limitano l’utilizzo. Inoltre, è l’idolo di casa e tutte le volte che è in campo, la squadra prova a farlo segnare con continuità. Peccato, perché averlo al meglio sarebbe stato molto più divertente. Sul finire si accende, ma non basta.
PAU GASOL 6,5
Un po’ di più del fratello perché segna di più e cattura più rimbalzi. E’ un’atmosfera che conosce meglio e si vede, anche se non prova mai strafare.
KYRIE IRVING 7
Arma totale anche quando la partita conta poco. Che attacchi il ferro o tiri dall’arco cambia molto poco: i punti arrivano in qualsiasi caso. Poteva avere qualche minuto in più, ma Budenholzer predilige la qualità e sceglie lui per il finale.
KYLE LOWRY 6,5 Non è un grande nome e quindi anche per questo risente un po’ nel corso della partita. Non ha, infatti, mai occasione di lasciare il segno. Però, si diverte in cabina di regia e anche con buoni risultati.
CHRIS BOSH 6
Com’è da un po’ di tempo a questa parte, si limita a fare il compitino, abbozza qualche difesa e quando lo interpellano dall’arco risponde presente.
JIMMY BUTLER 6,5
Problemi alla spalla ne hanno limitato l’utilizzo ma si è divertito. Ha capito lo spirito della gara e tutto fa pensare che sarà della partita anche negli anni a venire. Con risultati ancora migliori.
AL HORFORD 6
Diligente, silenzioso, raccatta quello che cade dal ferro per rimettercelo dentro. I riflettori non erano su di lui e ne era consapevole.
KYLE KORVER 8
Che bello che è quando si alza da tre. Lo sanno tutti i suoi compagni, che non fanno altro che metterlo in ritmo in tutti i modi possibili. Tira con percentuali paurose e tutti in fondo speriamo di rivederlo ancora. Sebbene non sarà per niente facile.
PAUL MILLSAP 5
Poco umile quando improvvisa ripetutamente progressioni in palleggio. A parte una tripla interessante, non si fa segnalare per nessun altra giocata.
JEFF TEAGUE 6
Di minuti ne ha abbastanza, ma anche lui preferisce rimanere dietro le quinte e magari assistere i compagni più blasonati.
JOHN WALL 7,5
Si dà da fare e parecchio. Inoltre, conferma di essere un giocatore totale perché si diletta in tutti i fondamentali in cui eccelle, partendo dalla schiacciata, passando per l’assist in penetrazione e il tiro dalla medio-lunga distanza.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone