Gallinari e Datome si avvicinano alla stagione Nba tra nuovi inizi e ultime chance.

A poche ore dall’inizio ufficiale della stagione Nba 2014-15, i due talenti italiani Danilo Gallinari e Gigi Datome rispondono alle domande de La Gazzetta dello Sport.

Gallinari si appresta ad iniziare quella che si può dimostrare la sua stagione cruciale, quella in cui si conferma come uno dei talenti di maggior spicco dei Denver Nuggets e riesce a lasciarsi alle spalle finalmente gli spettri degli infortuni passati. “Ancora non ho la mente completamente sgombra, ma credevo di avere molta più paura. Invece, una volta entrato mi sono quasi scordato del ginocchio.” Queste le prime impressioni dell’ala, che dopo diciotto mesi di stop ha ricominciato a calcare i parquet in giro per gli Stati Uniti nella pre-season appena conclusa. Il rientro nel quintetto sarà giustamente graduale, come ammette anche egli stesso: “Il programma è di giocare 15’, poi allungare di 5’ ogni due-tre settimane. Con l’obiettivo di raggiungere i 30-35’, il mio contributo prima di infortunarmi”.

I Nuggets lasciati da Gallinari quasi due stagioni fa però non sono più gli stessi, iniziando proprio dall’head coach, laddove Brian Shaw ha preso il posto precedentemente occupato da coach Karl. Queste le impressioni dell’ala azzurra su chi lo guiderà durante la prossima stagione: “Nella mia carriera non ho mai avuto problemi con alcun allenatore. E non ne avrò neppure con lui. Ho un modo di giocare molto versatile. Differenze con coach George Karl? Ci saranno più isolamenti dal post basso o dal gomito”.

Gallinari, che anche a causa di com’è strutturata l’attuale Nba ha patito l’inferno per quasi due anni, non nasconde il proprio pensiero sull’argomento caldo della riforma ai calendari e al minutaggio, molto in voga nelle stanze del potere nella federazione americana:  “Lo dico da tanti anni, anche se la mia parola conta un po’ meno della loro. Le statistiche sono chiare: più del 60% degli infortuni si verificano nella seconda parte del campionato e nell’ultimo quarto. Nessun dubbio, che la stanchezza sia un fattore determinante. Noi giocatori guadagneremmo di meno? Nel breve periodo, sì. Nel lungo, il tuo fisico ne gioverebbe”. E continua affermando che “Ho fratturato un alluce e l’altro l’ho insaccato inciampando in un cameraman sotto canestro: bisognerebbe avere più spazio. E taglierei un po’ di time-out, come suggeriva Larry Bird. Tolgono ritmo ai giocatori e annoiano il pubblico”.

Il Gallo conclude mandando un messaggio a due dei suoi connazionali, che per ragioni diverse non stanno passando il periodo migliore della loro carriera: Andrea Bargnani e Gigi Datome. “So che (Bargnani) è contento di avere la stima di coach Fisher. Credo che sia nella situazione giusta per fare la differenza. Infortunarsi ci sta, meglio adesso che non durante la stagione”, mentre per Datome ha un messaggio personale “Glielo dirò già domani quando ci incontreremo: ‘Ricordati sempre che devi mettere pressione al tuo agente e pensare ai tuoi interessi. Se a Detroit non giochi e non stai bene, devi cambiare, per trovare una soluzione adeguata’”.

Proprio Datome ha risposto all’amico e compatriota, tranquillizzando tutti nonostante il momento difficile che affronta: “Gallo è una persona che stimo e ne farò tesoro. Eviterei volentieri una seconda stagione come la prima. Se altre franchigie nella Nba mi vogliono? Non lo so. Se alcune squadre mi avevano corteggiato prima di venire a Detroit, spero che questo interesse ci sia ancora”.

La scorsa stagione è stata un calvario sia per i Pistons che per Gigi, spesso relegato in tribuna e quando impiegato era solo per pochi minuti. Le premesse dell’estate facevano presagire a un minutaggio più ampio e assiduo durante il suo secondo anno di contratto, ma per adesso così non è stato: “In effetti. Su sette partite quattro sono rimasto fuori. In due sono stato in campo per 8’ e mi considero non giudicabile. In una ho avuto 14’ e li ho sfruttati bene. Dopo quella gara, coach Van Gundy mi aveva promesso più spazio e invece non è stato così. Ormai ho capito che posso avere il controllo solo su certe cose: sul mio impegno e sulla mia dedizione. Per questo continuo per la mia strada, lavorando duro, perché tutto il resto non dipende da me. E allora sarebbe stupido sprecare preziose energie nervose a preoccuparmi”.

I problemi per Datome sono cominciati quando molti scenari del suo arrivo a Detroit sono stati stravolti e voci di corridoio lo vogliono non pronto per quest’avventura in Nba. Gigi si dimostra sicuro delle sue scelte e fiducioso in se stesso, affermando che “Sono arrivato con un contratto importante, due anni garantiti, che mi dava fiducia. Da allora sono successe cose imprevedibili: il gm, Joe Dumars (l’uomo che lo ha ingaggiato), è andato via, Josh Smith, uno che in carriera aveva sempre fatto l’ala grande, ha giocato spesso da ala piccola. E c’è stato pure il mio infortunio nel precampionato dell’anno scorso. Se tornassi indietro, senza avere a disposizione questi elementi, rifarei la stessa scelta”.

Infine l’ex Virtus ci descrive com’è lavorare col suo nuovo coach, Stan Van Gundy “Smith, Monroe e Drummond, insomma i lunghi, raramente sono sul parquet assieme. Insiste molto sul movimento di palla, non vuole isolamenti, chiede cambi frequenti di campo e altruismo. Abbiamo giochi con molte opzioni, circa 120 schemi. Ci vuole intelligenza: mi piace” e terminando con l’ennesima rassicurazione sulla sua voglia di continuare “Sono deciso ad affermarmi a ogni costo. Avevo fame quando ero a Scafati, sarebbe assurdo non averne molta di più qui, sul palcoscenico più importante del mondo. I problemi della vita sono altri e mi ritengo una persona fortunata”.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone