Golden State @ Cleveland, Top & Flop di gara-4: gli Splash Brothers sugli scudi, Irving il migliore tra i perdenti

Dopo la vittoria di Cleveland nella prima partita casalinga, è arrivata la risposta immediata dei Warriors, che si mettono ad un passo dal titolo NBA. Ecco i migliori e i peggiori della quarta sfida tra le due franchigia.

Top:

Steph Curry – Finalmente Steph Curry, si potrebbe aggiungere. Il Golden Boy, dopo aver stentato in gara-1 ed aver fatto prestazioni poco più che sufficienti nei seguenti due capitoli delle Finals, si prende tutti i riflettori di Cleveland per quella che potrebbe essere la sfida decisiva nella serie. Quale momento migliore quindi per ritornare a toccare cifre da MVP se non nella vittoria che regala il match point ai suoi e che soprattutto appiattisce le residue speranze per i Cavs di una storica rimonta. 38 punti per Curry con un impressionante 7-13 dall’arco, che lo hanno reso inarrestabile per i diretti avversari, togliendosi anche la soddisfazione di ammutolire la critica, già pronto ad etichettarlo tra i peggiori MVP a giocarsi le Finals. Se i Warriors sono ad un passo dalla stagione perfetta, molto del merito va dato a Steph.

Klay Thompson – Così come il fratello di una vita, anche per Klay il momento del riscatto arriva alla quarta notte di queste Finals. Per lui impatto molto più costante in ogni vittoria dei ragazzi della Baia, rovinato però dalla pessima prestazione in gara-3, dove la sua versione più scialba gli costerà magari in futuro un posto tra i candidati a MVP di queste finali. Altri 25 punti per lui, con le solite medie vicine al 50% al tiro e che hanno messo in gravissima difficoltà gli avversari, ancora lontani dal comprendere come arginare la guardia una volta preso ritmo.

Kyrie Irving – In una serata da dimenticare per i Cavs, il playmaker alle prime vere finali NBA conferma quanto di eccezionale fatto vedere nelle scorse partite. Con una facilità di penetrazione impressionante, ha mandato in crisi in tante occasioni la difesa di Golden State, trovando il 50% dal campo per un totale di 34 punti. Peccato i suoi compagni di squadra non l’abbiano seguito fino in fondo, perché probabilmente li avrebbe portati alla vittoria anche stanotte.

Flop:

Kevin Love – Sembra sempre più assurdo ripeterlo ad ogni brutta prestazione dell’ex Timberwolves, ma tre indizi non possono che fare una prova: questi Cavs girano meglio senza di lui. Almeno questo ragionamento è applicabile alle caratteristiche degli avversari, laddove mai in tutta la serie Kevin è riuscito a contenere Green come diretto avversario, non portando quella mole di punti che una così grande lacuna difensiva comporterebbe. Anche oggi, nonostante la commozione che gli ha fatto saltare gara-3, è stato il quinto del roster per minutaggio, non riuscendo però a dare la sensazione di utilità alla causa che un giocatore con le sue qualità dovrebbe dare. Le chance di rifarsi ora sono ridotte al lumicino, la prossima sfida sarà già win or go home.

Richard Jefferson – Difficile criticare chi come Jefferson si è ritrovato catapultato nuovamente in un posto da titolare alle Finals, senza probabilmente le giuste qualità per occuparlo, ma prestazioni come quella di stanotte difficilmente ti salvano da una nomination tra i peggiori. Al netto di più di metà gara vissuta sul parquet sono arrivati soli 3 punti dall’ala dei Cavs, peggiorati anche da sue velenose palle perse. Unica nota positiva sono i sei rimbalzi portati a casa, troppo poco per un impiego così importante in questo palcoscenico.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone