I dolori del (non più tanto) giovane Kevin

Essere o non essere? E, nel suo caso, restare o non restare? Kevin Durant si trova lì, nel più classico dei dubbi amletici. A metà tra la speranza ed il sogno da rincorrere. Uomo simbolo dei ‘suoi’ Oklahoma City Thunder o emigrante dal bel portafogli con dietro una valigia carica di sogni? I sogni di KD fanno rima con una sola parola: anello. Quello che nelle sue prime nove stagioni NBA ha sempre mancato; a volte costretto a guardarlo da lontano, troppo lontano, altre in cui gli è sfuggito davvero per un attimo. Anche quest’anno la cavalcata sua e dei Thunder s’è chiusa troppo presto, in una domenica dolce solo per i Golden State Warriors capaci di portare a casa una Gara 7 che, dopo il 3-1 nella serie in favore di OKC, sembrava davvero anacronistica. Abbracci alla sirena finale, poi l’anonimato. KD è tornato a farsi vedere solo in occasione della presentazione della nazionale americana di cui sarà uno dei perni fondamentali, quel Team USA presente a Rio tra poche settimane.

 

 

28 anni il prossimo settembre, KD sa benissimo che se c’è un momento giusto per vincere, quel momento è arrivato. Dopo nove anni ad essere considerato tra i migliori della Lega, è giunto il punto in cui fare una scelta, per finire nella storia da una parte piuttosto che dalla parte sbagliata. La prima Free Agency della sua vita sarà vissuta così, con il dubbio instillato nella testa ed un obiettivo da raggiungere. Jordan cominciò a vincere proprio a 28 anni coi suoi Bulls, così come LeBron che dovette però scegliere Miami per esordire come trionfatore a quell’età; Kobe, invece, alla sua età aveva già tre titoli in bacheca con i Lakers. Esempi da seguire, modelli ai quali KD è sempre stato accostato e che lui stesso ha sempre seguito. Senza considerare poi che ad oggi è l’unico uomo di punta del marchio che rappresenta (Nike, non consideriamo Anthony Davis per limiti d’età) a non aver ancora avuto l’onore dell’anello, visto che anche Kyrie Irving ha saputo indossarlo al termine della stagione appena conclusa.

 

 

Sarà quindi ancora OKC? Oppure la vita ed i sogni del ragazzo di Washington si trasferiranno altrove? Washington, appunto, fu la prima idea di rumors ad inizio anno, avallata poi dall’arrivo sulla panchina della squadra della capitale di Scott Brooks, l’uomo che ha saputo portare Durant ad un attimo dal trionfo negli anni in Oklahoma. I capitolini, però, non sembrano ad oggi tra le preferite del numero 35, che avrà l’agenda bella piena nei prossimi giorni. La Free Agency si aprirà ufficialmente domani, ma già oggi Durant incontrerà la dirigenza dei Thunder per intuirne le reali prospettive. Il primo giorno di luglio, poi, appuntamenti con Miami – Wade e Whiteside farebbero meno capricci sapendo di avere un KD al loro fianco -, Boston e, addirittura, Golden State, una delle più serie pretendenti al ragazzo. Nei giorni seguenti, in ordine sparso e secondo attuale copione, spazio a Hawks, Knicks (dopo Rose…) e Clippers (!), ma soprattutto agli Spurs, con i texani che appaiono in prima fila nella corsa a Durant. Il dubbio, conoscendo Durant, potrebbe sciogliersi in tempi ristretti; nel mentre, ci sarebbe un oro olimpico da conquistare in Brasile per il proprio Paese. E quello lì, caro Kevin, non puoi proprio mancarlo.

 

 

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone