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ICYMI - The REAL Rookies of The Year

Andrew Giggins, Nikola Mirotic, Nerlens Noel il podio del Rookie of The Year Award. Ma se ci fermiamo un secondo a pensare, a riflettere, a provare ad estendere questo premio a tutti gli addetti ai lavori NBA, probabilmente il podio non sarebbe più lo stesso, non tanto per le posizioni invertite dei giocatori bensì su chi effettivamente sale sul podio Come tutti ormai sanno, questi premi vengono assegnati in base alla regular season disputata ma noi proviamo, come sempre, a guardare oltre, senza soffermarci troppo sulle effettive istanze, sui giudizi finali di una “semplice” RS. A ben vedere, i rookie dell’anno versione “extended” sono due allenatori: coach Steve Kerr e coach David Blatt. Approfondire le carriere di entrambi significherebbe dilungarsi un po’ troppo e cercheremo di farlo in altra sede ma è doveroso soffermarsi sul percorso quantomeno annuale dei due personaggi del momento. Steve Kerr, e ce lo racconta perfettamente Federico Buffa, è l’incarnazione del concetto di bianco applicato a questo meraviglioso gioco: sempre ligio al dovere, specialista, gran professionista e tiratore dalla mira pestifera. Visto in NBA con la maglia di Suns, Cavaliers (guarda caso), Magic, Bulls, con i quali ha vinto 5 anelli, Spurs e Trailblazers, Kerr lo scorso anno intraprende l’avventura da color commentator per NBA on TNT e la sua conoscenza del gioco (letteralmente un professore in materia) accresce la sua considerazione agli occhi di molti GM. C’è l’opportunità di occupare la vacante poltrona nella Baia di Oakland dopo l’esonero del reverendo Jackson e, dopo un po’ di dubbi, il coach di origini libanesi accetta l’incarico. Parallelamente in Ohio c’è stato un lieto ritorno a casa, più o meno importante a livello mediatico e anche a livello empatico nella Lega: LleBron James torna a vestire la maglia dei Cleveland Cavaliers dopo 4 anni. Sì, ma James non ha ancora un capo allenatore, perchè anche qui non si è deciso come sostituire il redivivo Mike Brown. Al di là dell’oceano c’è un americano, passato anche in Italia sulla panchina della gloriosa Benetton Treviso, che siede sulla panchina del Maccabi Tel Aviv campione d’Europa. Il GM dei Cavs non ci pensa su due volte e decide di affidare ad un allenatore più o meno inesperto (a livello NBA) una macchina potenzialmente già pronta al titolo. Due storie da rookie a tutti gli effetti. I percorsi in RS, però, differiscono molto anche per via di quella inesperienza citata in precedenza. Sebbene anche Steve Kerr fosse alla sua prima panchina ufficiale, di NBA ne ha masticata tantissima a differenza di Blatt. Il primo approccio non è dei migliori, mentre il figlio di Malcom Kerr, diplomatico statunitense tragicamente ucciso in Libano, va alla grande. La regular season ve l’abbiamo raccontata in ogni sfaccettatura: il numero di vittorie, i problemi di spogliatoio, il ritmo, le triple, il Re che ridiventa Re con un po’ più di calma, una coppia di pseudofratelli che vede il canestro grande quanto l’oceano e chi più ne ha più ne metta.

Erano destinati ad incontrarsi, forse. Anche se Golden State non ha matematicamente raggiunto le Finals (3-1 con la prossima partita da giocare all’Oracle), i due si incontreranno in Finale NBA, due rookie per la prima volta in finale, uno contro l’altro per scrivere la storia di questo gioco, di questo ruolo che sempre più muta negli anni e che sempre più viene messo al centro delle critiche. Entrambi possono contare su giocatori straordinari che meritano l’anello ma solo una squadra potrà vantarsi di aver vinto il Larry O’Brien Trophy. Per molti potrebbe essere la sfida tra l’MVP Stephen Wardell Curry e LeBron Raymone James, la serie di Klay Thompson contro JR Smith, di Andrew Bogut contro Tristan Thompson, delle due panchine e di tanto altro ancora. Blatt nello stesso anno ha partecipato alle Final4 di Eurolega (vincendole) e alle Finals NBA, mai nessuno aveva raggiunto questo traguardo. Kerr, dal canto suo, ha frantumato qualsiasi record non solo di franchigia ma anche NBA per quanto riguarda numero di vittorie totali, interne ed esterne, convocazioni all’All Star Game e così via. Saremo noi troppo romantici, saremo noi troppo legati alle storie più affascinanti, saremo noi troppo innamorati di questo Gioco, ma le Finals 2015 sono prima di tutto la sfida tra i due veri rookie dell’anno.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone