#JeSuisRussellWestbrook

Non ci sono mai state delle convocazioni per la partita delle stelle senza polemiche, senza nessuno che si opponesse al metodo di voto, ai giocatori scelti o più semplicemente al potere che si decide di dare a media/fan. Il chiacchiericcio, per dirla alla Jep Gambardella, che si sedimenta attorno ad uno degli eventi più attesi dell’anno è senza dubbio una componente ineludibile dell’All Star Game. Nelle scorse edizioni, l’oggetto principale delle critiche fu l’esclusione di Damian Lillard, dopo un inizio di stagione stratosferico. Non cadiamo nel tranello, perché sarebbe eccessivamente facile esprimere le proprie opinioni e vederle realizzate. La NBA ha deciso di introdurre, proprio per cercare di eliminare gli “scontenti”, tre metodi di votazione, non escludendo nessuno. Il peso delle preferenze, dunque, è stato così suddiviso: la “giuria popolare” ha il 50%, il restante 50% è spartito equamente tra i giocatori stessi e un gruppo di giornalisti specializzati (vale la pena ricordare che nei 96 totali ci sono anche Davide Chinellato e Flavio Tranquillo). Dopo una lunga e complessa raccolta di voti, i risultati sono stati pubblicati poco dopo l’una di questa notte. Per la Eastern Conference ci sono Kyrie Irving (130 voti dai giocatori, 32 dai media), LeBron James (198 voti dai giocatori, 96 dai media), Giannis Antetokounmpo (162 voti dai giocatori, 93 dai media), Jimmy Butler (68 voti dai giocatori, 70 dai media) e DeMar DeRozan (91 voti dai giocatori, 55 dai media). Proprio l’ala dei Raptors è stata in dubbio fino alla fine, vincendo in una sorta di tie-break contro Isaiah Thomas (92 voti dai giocatori, 61 dai media). Anche sul piccolo grande uomo che veste il trifoglio ci sarebbe da discutere, perché è davvero dura lasciar fuori il suo estro, la sua personalità, oltre ai suoi 28.7 punti di media (quarto miglior realizzatore NBA per media punti e primo nella EC, davanti a DeRozan con 0.5 punti di media in meno). La decisione, però, è comprensibile e perdere allo “spareggio” è già un grandissimo risultato per Thomas.

Se ripartiamo dalle stesse classifiche, traslando il tutto sulla costa opposta, ci accorgiamo che qualcosa non va. Per la Western Conference, infatti, sono stati convocati Stephen Curry (63 voti dai giocatori, 6 dai media), Kevin Durant (170 voti dai giocatori, 94 dai media), Kawhi Leonard (119 voti dai giocatori, 91 dai media), James Harden (149 voti dai giocatori, 91 dai media) e Anthony Davis (105 voti dai giocatori, 78 dai media). Il nome che manca è quello di Mr. Triple-Double, ovvero sia Russell Westbrook. In verità, nella casella del folle playmaker dei Thunder risultano esserci ben 167 preferenze dei suoi colleghi e 93 media votes. Anche qui, come in occasione del caso Thomas-DeRozan, si va al tie-break tra Curry, Harden e Westbrook, dando peso alla giuria popolare. I fan scelgono il duo GoldenBoy-Barba e la ovvia conseguenza è quella di non vedere la point guard di OKC tra gli starters dell’Ovest. Goliardicamente abbiamo voluto utilizzare l’hashtag #JeSuisRussellWestbrook per evidenziare quanto effettivamente la scelta potrebbe essere sbagliata. Prima di scendere in ogni tipo di ragionamento numerico, meritocratico et similia, va detto che l’ASG è semplicemente un evento, una vetrina globale per i migliori giocatori NBA. Westbrook sarà un All Star, perché chiunque verrà selezionato per “allenare” la Western Conference lo convocherà come riserva. Il polverone che si è alzato dopo le convocazioni ufficiali è relativo ai numeri, alla spettacolarità e, se vogliamo, ai ricorsi storici del prodotto di UCLA. Ma procediamo con ordine:

  • The Triple-Doubles are not enough: 30.6 punti (primo della Lega), 10.6 rimbalzi (undicesimo della Lega, dietro a giocatori come Whiteside, Jordan, Drummond e Howard, giusto per contestualizzare la classifica), 10.4 assist (secondo della Lega, dietro a James Harden con 11.6). Non bastano queste medie e 21 triple doppie? La risposta affermativa porta a riflettere. La convocazione ad un ASG non è anche un modo per evidenziare i migliori giocatori della prima parte di stagione? Non è, tra le altre cose, un modo per “onorare” quanto fin qui visto? Il peso della giuria popolare, stando ai numeri, andrebbe nella direzione opposta, perché se non basta una tripla doppia di media, cosa serve per essere tra i titolari? La componente numerica, per quanto secondaria a qualsiasi altra cosa, vuole la sua parte, ma nel caso di Westbrook è stata completamente dimenticata dai fan che preferiscono le triple di Harden e Curry allo spettacolo di Mr. Why Not.
  • The Greatest Show on Court, 2016-17 version: se consideriamo la partita delle stelle come il palcoscenico principale che allestisce la Lega per mostrare al mondo intero che razza di fenomeni atletici e tecnici ci sono, l’errore sembra raddoppiarsi. Il termometro della spettacolarità è sicuramente soggettivo: c’è a chi piace più il range di tiro di Steph, c’è chi a piace più lo stile di gioco della barba più famosa della NBA, c’è chi preferisce ancora altro. Non sta a noi stabilire cosa è e cosa non è spettacolare. Fatto sta che, a detta anche dei media e dei colleghi, una delle cose più incredibili in giro per gli States in questo momento veste la #0 dei Thunder. Escluderlo (parzialmente) anche dal concorso spettacolare sembra eccessivo, specie se prendiamo in considerazione l’atipicità fisica e mentale di Westbrook. L’immagine di copertina di questo articolo vi spiega tutto il resto.
  • 2-time MVP doesn’t mean starting five: dulcis in fundo, la componente storica, quella che gode sempre meno di considerazione ma che meriterebbe il primo posto. Nelle ultime due edizioni, Russell Westbrook ha fatto registrare numeri incredibili, guadagnandosi meritatamente il premio di MVP. Nell’ASG 2015 ha realizzato 41 punti in 25 minuti, con 5 triple su 9 tentativi, un totale di 16/28 dal campo e una serie di giocate, appunto, super spettacolari (https://www.youtube.com/watch?v=1Km3C5C3QI0), sfiorando anche l’assurdo dopo aver battuto la testa contro la parte inferiore del tabellone. Nel 2016 non è riuscito a migliorare i suoi numeri ma ha portato ugualmente a casa il premio: 31 punti in 22 minuti, con 7 triple su 17 tentativi e chiudendo con il 52.2% dal campo (https://www.youtube.com/watch?v=kPcewDutHgQ). Un due volte MVP della partita delle stelle non merita di essere tra i primi cinque?

Non siamo così duri come Kevin Garnett, il quale ha dichiarato che la mancata convocazione di Westbrook è “il più grande affronto alla storia del Gioco“, ma siamo dell’idea che un fenomeno come Westbrook è tra i primi 5 giocatori nella Western Conference. Conoscendo il personaggio, andiamo a scommettere una discreta somma sulla quadrupla doppia di Russ nella prossima partita dei Thunder. Perché i messaggi, ogni tanto, vanno mandati anche in questo modo.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone