LA LAVAGNA - 'Horn Stagger Hand Off': ovvero come Vogel riesce a sfruttare il miglior Paul George

Le cifre stagionali di Paul George sono straordinarie. Commoventi se si pensa all’inferno dal quale è dovuto passare dopo il terribile infortunio al camp di Team Usa: 25.5 punti, 7.8 rimbalzi e 4 assist a gare, con un plus/minus del 3.9. Numeri cui vanno ad aggiungersi le percentuali dal campo: 42.4% complessivo (poco più di 8 canestri ogni 19 tentativi), 41.1 da tre punti (3.1 canestri ogni 7.5 tiri).

Molto interessante, inoltre, il dato relativo ai cosiddetti long two e alle conclusioni con i piedi dentro l’arco: si va dal 44 al 54.3% di realizzazione. Statistica importante, soprattutto in relazione alla qualità dei tiri che PG13 prende sera si sera no, nonché all’attenzione che i difensori avversari riservano alla star dei Pacers. Per il quale coach Frank Vogel ha pensato un set offensivo che ne esalti le qualità di realizzatore nella stagione migliore della carriera: l’ Horn Stagger Hand Off’.

Precisiamo che non si tratta di una novità assoluta, in quanto è uno dei pochi lasciti dei tempi in cui Indiana andava a giocarsi le finali di Conference con i Miami Heat di Lebron James. L’incipit dell’azione sembrerebbe orientato verso un classico pick and roll sull’asse play-pivot, tanto più che George tende a partire dall’angolo del lato forte a difesa schierata. In realtà il gioco a due non si concretizza perché mentre il lungo riceve palla in punta, il play opera un blocco proprio sul lato di PG che, a questo punto, è sostanzialmente libero di operare il più classico dei curl per ricevere all’altezza della lunetta e concludere per due punti relativamente comodi.

La velocità d’esecuzione e la sincronia nei movimenti è tutto anche se una lettuira corretta della difesa non sempre è sinonimo di un canestro evitato: numerosi sono stati, infatti, i casi in cui George, vistosi raddoppiato dall’avversario passato sopra il blocco piazzato dal play, è riuscito a splittare o, meglio ancora, ad andare in penetrazione con la mano solo nominalmente più debole. Oltre che a giocare in coppia con il lungo autore del consegnato iniziale sfruttando il più canonico dei pocket pass.

Ci sarebbe, poi, la possibilità di una ricezione piedi per terra anche da dietro l’arco ma, come si evince dai numeri, è una soluzione ancora (troppo?) poco esplorata dal numero 13 il quale nonostante un più che discreto 67/171 da tre (39.2%), tende ancora a prediligere le conclusioni dal Mid-Range nonostante una paradossalmente peggior percentuale (35.6%) fotografata dal 62/174 fatto registare fin qui in regular season.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone