La rivoluzione totale dei Golden State Warriors

Sul cronometro del terzo quarto ci sono 9:04. Siamo all’AT&T Center e In campo ci sono gli Spurs e i Warriors. In quel preciso momento, la voce della pallacanestro su Sky Sport pronuncia le seguenti parole: “Grazie, grazie, grazie. Grazie di esserci, sempre con noi, Stephen Curry. Anzi: Wardell Stephen Curry. Questo è il suo nome completo. Appuntatevelo perchè qualche volta lo sentirete nei prossimi 10 anni“. E’ gara 2 della semifinale della Western Conference dei Playoff del 2013, primo atto di una profezia che qualche anno più tardi si sarebbe avverata. Alle 17:07 del 5 dicembre 2015 arriva un tweet di @quieto62, che per i meno pratici del mondo Twitter è The Voice, Flavio Tranquillo. “Il Big Bang è il secondo maggiore spettacolo del mondo” recita il telecronista dopo aver visto, rivisto e rivisto ancora le prodezze e i colpi di un genio come Stephen Wardell Curry. Lo stesso che, due anni prima, spaventava e faceva tremare i San Antonio Spurs. In questo contesto, quasi magico, irreale, onirico per certi versi, si sta consumando gran parte dell’inchiostro degli storici NBA che, ad occhio e croce, stanno lavorando più del solito in questo inizio di stagione. Le 22 vittorie senza alcuna sconfitta di quest’anno fanno il pari con le ultime 4 vinte consecutivamente nelle scorse Finals, arrivando ad un computo totale di 26 referti rosa portati a casa, come se il giallo non fosse più contemplato da Kerr o Walton che sia. Gli storici sportivi sono gli stessi che, eseguendo il loro non trascurabile lavoro, danno vita a discussioni, dibattiti, controversie, dispute e chi più ne ha più ne metta. Meglio i Warriors 15-16 o i Bulls 95-96, quelli delle famose 72 vittorie in regular season? Meglio i Warriors di Curry, Green, Thompson o i Lakers di West, Chamberlain e Baylor, quelli delle ancor più famose 33 vittorie consecutive? Meglio questi Golden State o i Lakers dello Showtime, quelli che hanno praticamente rivoluzionato, insieme ai Celtics, questo straordinario Gioco? Domande ne abbiamo quante ne volete, di risposte decisamente meno. La nostra interpretazione cercherà di non sfociare nella banalità delle più frequenti chiacchiere da bar ma cercherà di andare oltre, accogliendo una delle visioni più sottovalutate in questo momento. I Bulls del titolo del ’96, i Lakers del ’71 e quelli dello Showtime di Magic, i Warriors delle ultime due annate. Ogni squadra elencata ha delle prerogative uniche, ha dei fattori insiti nel sistema di gioco ma più in generale in ogni tipo di sistema che hanno cambiato o stanno ancora cambiando le leggi della pallacanestro. Paragonare squadre di epoche diverse è come paragonare Kobe a Michael, Jordan a LeBron: si perde di vista il punto focale della discussione e si scavalla, come spesso capita, in visioni contrapposte dovute appunto alla difficoltà di confrontare stili di gioco, set difensivi e mentalità completamente diverse.

Il fotomontaggio del momento: meglio i Bulls del #23 o i Warriors del #30? (cbssport.com)
Il fotomontaggio del momento: meglio i Bulls del #23 o i Warriors del #30? (cbssport.com)

Perché i Golden State Warriors sono unici? – Siamo partiti da questo semplice interrogativo per sbriciolare per quanto possibile i segreti dei Warriors che hanno fatto innamorare un mondo intero. Che GS sia una squadra al top non occorre che ve lo diciamo noi. Parla più che chiaro il loro record. Ma che sia una squadra al top in ogni altro settore legato ad una macchina perfetta come è la NBA, questo tocca vederlo, osservarlo e studiarlo con attenzione. Il “fenomeno Warriors” non sposta solo gli equilibri strettamente cestistici di questo orbe terracqueo ma anche quelli sociali, com’è successo in una delle baie più belle del mondo. Dai biglietti al merchandising, dai social network al numero di nuovi appassionati. La rivoluzione è totale.
La forza dei Warriors è la miscela perfetta per il XXI secolo: stile di gioco rapido e divertente, un gruppo di grandi giocatori che allo stesso tempo sono come fratelli fuori dal rettangolo di gioco, una leggerezza nell’essere consapevoli di essere protagonisti di una storia senza precedenti e, soprattutto, una totale mancanza di voglia di fermarsi a pensare quello che sta succedendo. Nella digital era, l”unica grande discriminante rispetto ai Bulls del ’96 s i Lakers dei decenni precedenti, i Golden State Warriors hanno ormai lasciato una traccia indelebile, completamente diversa da quelle di altre formidabili formazioni. Quando definiamo totale la
rivoluzione di GS ci riferiamo a tutti i settori che gravitano attorno al mondo dello sport. Andiamo a dare un’occhiata:

La grandezza dei Golden State Warriors.
Ampliando appello dei Warriors può essere dimostrata in vari modi. Tra loro:
Merchandise: il 27 novembre è stata la più prolifica giornata della storia del Black Friday, appuntamento ideato da a NBAstore.com. Fin qui solo un dato statistico. Non è più così semplice quando, in proporzione, su 10 articoli venduti, 7 sono dei Golden State Warriors. Insomma, squadra più “venduta” con Curry che guida ogni classifica di questo genere. Tre giorni dopo, nel Cyber ​​Lunedi, su 10 articoli venduti, 6 sono legati a Curry e derivati – quindi non solo maglie ma ogni tipo di gudget legato al playmaker col #30. Anche lunedì, dunque, i Warriors al top degli incassi per il sito ufficiale NBAstore.com. Le vendite dei prodotti legati a Steph Curry nelle prime due settimane di questa stagione sono aumentate del 453% rispetto alle prime due settimane della scorsa stagione. Le vendite delle sue canotte sono aumentate del 581% secondo i dati forniti da Forbes. I numeri parlano chiaro: è la squadra che tira di più degli ultimi 15 anni, anche più degli Heat due volte campioni, anche più degli Spurs e anche più dei Lakers di Kobe e Shaq. Primi anche qui.

Le cifre dell'aumento dei biglietti nelle partite dei GSW (sfgate.com)
Le cifre dell’aumento dei biglietti nelle partite dei GSW (sfgate.com)

La vendita dei biglietti: l’incasso che deriva dalla vendita dei biglietti supera ogni immaginazione. Il miglior posto disponibile su StubHub, per la partita di mercoledì scorso contro gli Hornets a Charlotte, costava $74, esattamente 12 volte in più rispetto al biglietto più economico venduto sia per il match tra Charlotte e Milwaukee di qualche sera prima, sia per la prossima partita contro Detroit. Per la partita di domenica giocata contro i Nets al Barclays Ccenter di Brooklyn, il biglietto più economico è stato venduto a $100, quasi 10 volte il prezzo del biglietto più economico di una partita “normale” come quella giocata qualche sera prima contro i Phoenix Suns. Anche in questo settore, la popolarità dei Warriors fanno letteralmente impennare i prezzi, favorendo la Lega e soprattutto le due franchigie. Unici anche in questo.

Ascolti televisivi: che i Warriors ricevano il seguito mediatico più grande grazie a CSN Bay Area, il loro canale locale, non è una grande sorpresa. Ma appena ci spostiamo su piattaforme più “universali” come possono essere ESPN e TNT, ci accorgiamo che le partite dei Warriors sono state le 6 partite mandate in diretta nazionale che hanno riscosso maggior successo in tutti gli sport americani. I numeri dell’audience quando in campo ci sono i Warriors sono paragonabili solo alle volte in cui, nel 1996, con ben altri mezzi di diffusione, un cittadino americano seguiva le gesta dei  Chicago Bulls di Michael Jordan.

I social media: il numero di “like” sulla pagina Facebook officiale della squadra è passata, nel giro di 2 soli anni, da un un totale di 700.000 like a più di 5 milioni! Tra gli argomenti che si possono identificare sul noto social network, i Warriors sono al primo posto per quanto riguarda le discussioni NBA ormai da diversi mesi. Circa 1.4 milioni di persone parlano di loro e sono quasi 500.000 persone in più rispetto a quelle che parlano dei Los Angeles Lakers. Così come siè lavorato tanto sul campo, i Warriors hanno deciso di investire tanto sul social marketing o comunque sull’immagine della squadra da fornire agli appassionati attraverso social network tanto da intensificare e aumentare il numero di tifosi in tutte le parti del mondo. Non solo Facebook e non solo Twitter nel loro destino. Nel mese di ottobre, sono diventati la prima squadra sportiva degli Stati Uniti a superare 2 milioni di seguaci su Instagram; un portavoce del club ha dichiarato che il numero è in costante aumento e che al momento i seguaci sono 2.4 milioni, con un incremento del 414% rispetto allo scorso anno. Come ammette Dan Reed, responsabile delle partnership globali sportive su Facebook, “i Warriors si sono trasformati da una squadra sportiva locale e regionale in un incredibile fenomeno globale dall’entità media spaventosa sia su Facebook e Instagram. Negli ultimi sei mesi, la squadra ha raggiunto più persone su Facebook di qualsiasi altro team tra i professionisti nello sport USA“.

 

Il solito esercizio con due palloni nel warm up di Steph Curry (supersport.com)
Il solito esercizio con due palloni nel warm up di Steph Curry (supersport.com)

La febbre dei fan di Golden State è subito diventata virale. Le maglie di Curry sono ora una normalità, così come il coro “Let’s go Warriors!” è diventata la colonna sonora più ascoltata nella Bay Area. Tutto ora è molto più familiare, quasi normale. Ma se ci fermiamo a pensare dove erano i GS 4/5 anni fa, capiamo la portata del fenomeno. E poi c’è l’episodio che più di tutti ha scosso l’ambiente NBA. Stando a quanto dicono testimoni oculari o semplici fedelissimi del figlio di Dell, una delle parti più belle della serata che si sceglie di dedicare all’incontro dei Warriors è il riscaldamento di Curry. Tutti gli esercizi di ballhandling, i suoi tiri da centro campo, da 2 metri dietro l’arco, dal tunnel degli spogliatoi e quant’altro. Una routine sempre più ambita dai fan di tutto il mondo. Il 22 novembre, in occasione della partita di Golden State a Denver, migliaia di tifosi sono entrati al Pepsi Center prima del previsto solo per ammirare quegli esercizi e quella routine. Lo stesso è successo a Phoenix 5 giorni dopo. Stessa fila ad un orario insolito solo per godersi quello spettacolo. La decisione presa è stata quella di non aprire più i cancelli un’ora e mezza prima della partita bensì 2 ore prima per consentire la visione.

Il trattamento da rock star – Vi sarà capitato di vedere un concerto live di un cantante, di una band o comunque del vostro eroe musicale. Naturalmente, quando si suona in casa, magari nel luogo di nascita della star, si ha un trattamento migliore, per far sentire ancor di più il calore della gente che condivide la stessa terra. Ma quando si va a suonare altrove, si viene accolti ugualmente da trionfatore, da eroe, da dominatore delle folle. Questo concetto non è di facile applicazione nello sport moderno. Le rivalità, la voglia di vincere et simila non concedono tanto spazio a questo tipo di processo. I Golden State Warriors, tanto per cambiare, hanno invertito anche questa rotta. Provate a chiedere a Jordan se magari andando al Forum di Los Angeles o a Miami veniva applaudito o osannato. Niente di tutto questo. Il trattamento da rock star è riservato a pochi e quei pochi, al momento, sono i Warriors. Nnella gara di mercoledì scorso a Charlotte, ogni canestro di Curry veniva festeggiato quasi quanto un canestro di Batum, di Walker, di Jefferson o di chiunque altro giocatore degli Hornets. La divizzazione dei giocatori si spinge anche fuori dalle arene, magari fuori agli hotel dove soggiornano i giocatori. File interminabili anche solo per vederli di sfuggita, anche solo per potergli dare il 5. Così che cosa sta alimentando questa popolarità dilagante di fuori della Bay Area, a parte la vincita stop? Inizia con curry, il playmaker simpatico che ha trasformato palla-trattamento e tre punti di ripresa in una forma d’arte.

tifosiIt’s just business or not? – Brandon Schneider, vice presidente dei Warriors e capo dello sviluppo del business della franchigia, include Curry tra una varietà di fattori per cercare di spiegare il fenomeno globale: “Penso che sia la tempesta perfetta ma è sempre un mix di cose diverse a fare la differenza. Ovviamente siamo in un grande mercato con un numero di fan impressionante e sempre in crescita nella Bay Area. Abbiamo una squadra che è migliorata così rapidamente nel corso degli anni che non appena si conclude con un campionato se ne inizia un altro con tante partite vinte di fila e, soprattutto, zero sconfitte. Una cosa mai vista prima“. Schneider si sofferma anche sul merchandise della squadra: “Gli articoli più popolari sono quelli che hanno come oggetto Steph Curry, dalle maglie da gioco alle semplici t-shirt. Guardi il suo gioco, il suo modo di essere naturale in campo e hai subito voglia di usarlo come modello da seguire anche fuori dal campo“. Altro dato importante è il numero di punti vendita: mentre le squadre di football o di baseball hanno più di un punto vendita per il loro merchandising, i Warriors disponevano solo ed esclusivamente del negozio all’interno della Oracle Arena che, dopo la scorsa annata, è aperto ininterrottamente dalle 11 alle 4, sette giorni su sette. Dal punto di vista del mercato, Curry è considerato, secondo quanto riporta AskMen.com, come uno degli uomini più influenti del mondo, davanti a nomi come Papa Francesco (#3), LeBron James (#18) o addirittura Barack Obama (#19). “Vedi LeBron e pensi che è incredibile. Ma fa tutto questo a oltre 2 metri di altezza e portando a spasso più di 100kg“, spiega Schneider. “Poi arriva Steph, lo guardi fare quelle cose e pensi che è della tua stessa taglia!“.
Dalla Cina, dalle Filippine, dal Brasile e da qualsiasi altra parte del mondo. I Warriors hanno iniziato una rivoluzione totale e non si fermeranno fin quando non conquisteranno tutto il mondo. Manca poco.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone