L'EDITORIALE - Trade senza vincitori

Boston Celtics are sending Isaiah Thomas, Jae Crowder, Ante Žižić and Brooklyn’s 2018 first-round pick for Kyrie Irving.

Chi vince e chi perde da questa trade? Chi ne esce rinforzato e peggiorato? Chi ha fatto il miglior affare? Domande lecite ma tutte poco utili in questo day after. Sono sempre stato convinto della partenza di Kyrie perché le possibilità per Cleveland – che comanda in questo scambio, non ascoltando il giocatore – di migliorare erano troppo basse. Phoenix era l’unica che poteva muovere concretamente qualcosa ma le richieste dei Cavs erano effettivamente alte per il progetto Suns. Il lampo di Ainge – che va inserito con sentenza definitiva solo alle spalle di Riley per capacità tecniche per il ruolo che ricopre – ha spiazzato tutti.

Boston perde il faro offensivo e il suo più grande limite al tempo stesso, al quale va aggiunto un giocatore di buon livello (oltre non si può andare) come Crowder. Riceve, però, un giocatore che non scopriamo certo oggi e che soprattutto ha pregi e difetti definiti: sublime nella metà campo avversaria, rivedibile in quella difensiva. Kyrie dovrà inserirsi in un sistema di gioco non facile e sicuramente non costruito per le “prime donne”. Lo stesso discorso va fatto per IT4, chiamato a liberarsi di uno schema mentale che volente o nolente ti penetra il cervello cestistico e chiamato ad assorbire nel minor tempo possibile le modalità di gioco di James, un altro che vuoi o non vuoi cambia la tua concezione di pallacanestro.

Non mi unisco a chi dice che Boston migliora, non mi unisco a chi dice che Cleveland migliora. La dirigenza dei Cavaliers, che si sarà per forza di cose confrontata con il giocatore in questione, ha scelto semplicemente la via più giusta per liberarsi di un Irving che poteva essere solo di disturbo se non motivato: prendere un playmaker che offensivamente non farà rimpiangere nessuno, prendere un giocatore che difensivamente può far respirare LeBron – no, se ve lo chiedete Joe non può marcare KD, ammesso che esista chi può marcarlo – e una scelta per tutelarsi da un possibile eccellente addio. “Accontentarsi” per Cleveland è stata una necessità ed ora sta a Lue far diventare quella necessità una virtù.

Cleveland cambia molto offensivamente, perché IT e Kyrie sono giocatori completamente diversi. Sebbene i numeri offensivi siano più o meno gli stessi (IT: 28.9 PPG, 5.0 AST, 2.7 RT, 0.9 STL, 52.8 2P%, 90.9 FT%, 37.9 3P%, 46.3 FG%; Irving: 25.2 PPG, 5.8 AST, 3.2 RT, 1.2 STL, 50.5 2P%, 90.5 FT%, 40.1 3P%, 47.3 FG%), ci sono la bellezza di 161 isolamenti in meno nelle mani di Thomas – dato da contestualizzare nel sistema di gioco della due squadre.

Boston, invece, si rinforza in tutti i settori, essendosi mossa bene in precedenza: uno starting five con Kyrie + Brown/Tatum + Hayward + Morris + Horford può competere con quello di Cleveland. Restano due dati importanti sui quali dovrà interrogarsi Stevens: il primo è “Chi marca LeBron in una eventuale ECF?”; il secondo riguarda la panchina, perché se escludiamo Smart e uno tra Brown e Tatum, chi esce effettivamente per dar senso alla Second Unit? Risposte che solo una mente brillante come Stevens potrà dare.

Analisi superficiali al momento, attendendo il responso del campo: unico vero giudice imparziale. Mettiamoci comodi, immaginiamo – l’unica cosa da fare, evitando magari di fare pronostici che lasciano sempre il tempo che trovano – e godiamoci una stagione NBA esaltante come non lo è da tempo.

Ah, per dirla alla Bobby Marks, visto che NBA sta per National Basketball Association ma può essere anche letta come National Business Association, la trade che porta Kyrie a Boston fa risparmiare 29.1 milioni di luxury tax ai Cavaliers.

E, per finire, permettetemi di mostrarvi il lato romantico del Gioco, unito ad un destino che può essere stato ideato solo da grandissimi sceneggiatori: Cleveland scambia la prima scelta, l’uomo della provvidenza nell’anno del suo unico titolo, con un omino “from 2-0-6” scelto alla 60 nello stesso draft (2011). Quanta strada si può realmente fare se non molli mai.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone