Minnesota Timberwolves: continuità, questa sconosciuta

Con la boa di metà stagione ormai superata, i Minnesota Timberwolves non sono propriamente nella posizione attesa ad inizio regular season. Nonostante l’ultima fase positiva, il piatto piange dalle parti di Minneapolis, con un record di 19 vittorie e ben 29 sconfitte in 48 partite. Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, c’è da dire che la squadra di Tom Thibodeau, alla pari con Kings e Pelicans, dista appena tre partite dall’8° posto nella Western Conference, al momento occupato dai Nuggets. Dall’altro lato, però, è chiaro come Minnesota non abbia finora rispettato le previsioni. E andiamo ad analizzare più nel dettaglio la situazione di questa squadra.

Cominciamo innanzitutto con il cammino avuto finora dalla franchigia di proprietà del miliardario Glen Taylor, caratterizzato da tanti, troppi alti e bassi, con vittorie di rilievo alternate a prestazioni molto deludenti. L’avvio non equivale a quello che può definirsi esaltante, tutt’altro. La squadra fatica ad ingranare, soprattutto difensivamente, e fino a metà Dicembre il record è desolante, come si può ben capire dal 7-19 “vantato” dopo il ko interno all’overtime subito il 17 Dicembre con Houston (111-109). Seguono due vittorie di fila (prima volta in stagione), ma la continuità ancora non è di casa a Minneapolis, tanto che, dopo aver chiuso il 2016 con un 11-22 di record, i Twolves aprono l’anno nuovo con quattro L consecutive. A questo punto, ovvero dalla sfida del 9 Gennaio con Dallas, cambia qualcosa nei promettenti ragazzi di Thibodeau, che trovano finalmente un periodo molto positivo in quanto a risultati, con 8 vinte e 3 perse nelle ultime 11 uscite. Da segnalare gli scalpi di Rockets, Thunder e Clippers.

L’hype che ha accompagnato l’avvicinamento dei Twolves alla stagione 2016/17 lo ricordiamo tutti. Una franchigia con un roster giovanissimo e futuribile, con ben 8 giocatori su 14 al di sotto dei 5 anni di esperienza nella Lega (per intenderci, il più “esperto” è l’ex Warriors Brandon Rush, alla 9° annata in NBA), giudicata pronta ad esplodere e a cominciare la scalata ai vertici, dopo qualche anno di apprendistato. A Minneapolis non vedono i Playoff oramai da 13 anni, e nelle ultime 12 stagioni il 50% di vittorie è stato solo un miraggio (annata migliore il 2013/14, con il 48.8%). Ecco perchè da quelle parti si punta e si crede tanto in questa squadra.

Eppure è chiaro che, almeno fino a poco tempo fa, qualcosa non ha funzionato. L’assunzione di Tom Thibodeau come head coach è stata vista come un chiaro tentativo del front-office dei Twolves di aumentare l’attenzione per la fase difensiva e diminuire una certa tendenza all’anarchia in campo, in modo tale da aiutare la squadra a crescere. Proprio la difesa (al momento la 12° della Lega con 104.6 punti concessi di media), in particolare nei primi due mesi e poco più, è stata un punto a sfavore, con più di un addetto ai lavori che ha avanzato l’ipotesi di una incompatibilità nella propria metà campo dei big della squadra. Ancor di più, però, a risaltare è stata una fragilità mentale a tratti sconcertante, che ha spinto i Twolves a gettare dalla finestra partite praticamente già vinte, con vantaggi anche al di sopra delle 20 lunghezze, crollando spesso e volentieri nel secondo tempo. Terzo elemento che non ha segnato positivamente, finora, la stagione di Minnesota è la scarsa incisività della panchina. Se si eccettua Muhammad (8.7 punti e 2.9 rimbalzi ad allacciata di scarpe), infatti, tutto il resto della second unit ha dato un contributo molto scarso.

L’altro lato della medaglia, quello buono per intenderci, vede la crescita esponenziale dei gioiellini della squadra. Karl-Anthony Towns sta migliorando le cifre della passata stagione, che lo condussero al ROTY (attualmente 23.o punti, 8.6 reb, 3.1 ast e 1.5 blk ogni 36.4 minuti), divenendo la prima bocca di fuoco dei Twolves, a tratti devastante nel pitturato. Al suo fianco, migliora a vista d’occhio anche Andrew Wiggins (22.1 punti, 4.3 reb, 2.5 assist, 0.8 stl ogni 37.1 minuti), decisivo nelle ultime vittorie. I due, Towns e Wiggins, sono inoltre la prima coppia di ventunenni, nella storia della NBA, a viaggiare sopra il ventello di media. Un duo che presto potrebbe diventare un trio, visto che anche Zach LaVine, in progressione come i due compagni di merende, si appresta a raggiungere quelle medie (19.1 punti in 37.3 minuti). Con un Gorgui Dieng che sta facendo il suo (10.7 punti e 7.6 reb ad allacciata di scarpe), c’è sempre la questione di Ricky Rubio ad animare l’ambiente. Il discontinuo (e fragile) play catalano, dopo esser stato messo sul mercato dai Twolves (insieme a Muhammad), sta sfoderando buone prestazioni negli ultimi tempi, anche se nel complesso resta lontano dai suoi massimi (8.3 punti, 8.1 ast, 4.0 reb e 1.8 stl in 31.5 minuti d’impiego medio).

Di tempo per operare prima della trade deadline ce n’è ancora. Il futuro è tutto dei ragazzi di Minneapolis, chiaro. In attesa di vedere se il momento attuale sia un fuoco di paglia o un qualcosa di più consistente, c’è da ribadire il pensiero espresso in luogo di preview: mancare i Playoff sarebbe sicuramente una delusione per questi Twolves.

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone