Parla LeBron James: "Ho avuto due partite in cui ho giocato passivamente; l'importante è vincere o far crescere la squadra?"

Cosa ronza attualmente nella testa dei giocatori dei Cleveland Cavaliers nessuno lo sa. Ognuno di loro ha scelto la propria strada: chi il silenzio, chi il rigore statistico, chi la sfortuna. C’è chi invece ha aperto parzialmente la propria mente ai media rivelando un bel po’ di cose. Per la prima volta verosimilmente LeBron James, il grande figlio dell’Ohio, ha parlato a cuore aperto dopo la cocente sconfitta sulla sirena contro i tutt’altro che irresistibili Utah Jazz. Il talento di Akron ha ammesso di aver giocato passivamente nelle due gare perse dai Cavs in quel di Sal Lake City e Portland rispetto all’unica vittoria fin qui di Cleveland: “E ‘una linea sottile. Ho avuto due partite in cui ho giocato passivamente ed è strano come questo mio set-up abbia portato a due sconfitte. Quando ho giocato in maniera molto aggressiva abbiamo vinto. La cosa più importante è vincere? Oppure fare che il team si comporti da squadra e vinca le partite le suo insieme? E’ una cosa che sta succedendo nella mia mente in questo momento e sto cercando di capire. Io, personalmente, non posso entrare in partita con 12 tiri solamente”. I dati statistici aiutano a comprendere la tesi portata avanti da James: nelle sconfitte con Portland e NY LeBron ha avuto una media di 13.5 tiri realizzando 14 punti media; discorso diverso nella partita con Chicago, dove ha sì tirato più del doppio (quasi 30 tiri) ma anche realizzato 36 punti. C’è chi prova a insinuare dei problemi alla schiena, gli stessi che gli avevano fatto saltare qualche allenamento e qualche partita. Ma la smentita è immediata: “Sono in quintetto. Sto bene!” James, come è solito fare, parla sempre in generale e non indicando dei suoi compagni di squadra eventualmente imputabili. La delusione che lo ha portato a dire queste parole potrebbe indicare una sorta di malcontento riguardo la prestazione di Waiters e Irving a Portland, dove la coppia ha realizzato un orrendo 6/28 dal campo. Non a caso Waiters stanotte è partito dalla panchina, rimpiazzato da Shawn Marion. Il ruolo di predicatore e di mentore per i suoi compagni di squadra, aggiunge, continuerà: “Sia che leggano o non leggano quello che dico, sia che ascoltino o meno i miei consigli”. James, inoltre, dopo le rapidi e fugaci interviste post Portland si è lasciato andare a quelle che egli stesso ha definito “Bad habits” ovvero sia delle “cattive abitudini”. La domanda è stata poi girata a coach Blatt, al quale è stato chiesto come pensava di rompere o per lo meno fermare queste abitudini. L’ex coach del Maccabi ha sdrammatizzato dicendo: “Hai figli? Allora conosci la risposta!”. La dichiarazione che troviamo più interessante, dopo il colloquio tra il coach e James, è quella di LBJ che recita “The day-to-day process will be a as good or as bad as we want it to be depending on how much we buy in” ovvero sia “Il processo giorno-per-giorno sarà buono o cattivo come noi vogliamo che sia, a seconda della quantità (di consapevolezza) che acquistiamo. Quello che ci aspettiamo, dopo queste parole, è una super prova di James che vorrà dimostrare quanto lui e i suoi Cleveland Cavs valgono veramente, già dalla prossima delicata trasferta di Denver.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone