Rajon Rondo a lavoro con Holger Geschwindner, il doctor shot di Dirk Nowitzki

L'allievo e il Maestro (shotmakeracademy.com)
L’allievo e il Maestro (shotmakeracademy.com)

Chissà come si dice in tedesco “consiglio”. Bene, poco importa, perchè ormai WunderDirk mastica ampiamente l’inglese e le accezioni americane della lingua. Non sappiamo se la parola sia stata proprio quella ma, da quanto riporta anche ESPN, possiamo parlare di “offer, suggestion”. La proposta è arrivata proprio per bocca del campione NBA con i Dallas Mavericks che cerca di aiutare a sua volta un altro campione NBA, stavolta con la maglia dei Boston Celtics. Stiamo parlando di Dirk Nowitzki e di Rajon Rondo.

“If you want to work with Holger, now is the time. You’re more than welcome”. Poche parole, concise, sintetiche ma altamente generose ed importanti. Se non adorate la lingua di Shakespeare, qualora quella di Dirk fosse proprio l’idioma parlato dal massimo poeta inglese, la traduzione è “Se vuoi lavorare con Holger, ora è il momento. Sei più che benvenuto”. La frase, l’offerta, la suggestione che il tedesco ha fatto alla point guard dei Mavs è riferita alla lontananza dai campi da parte di Rajon, il quale dovrà restare lontano dai parquet di gioco almeno per altri 10 giorni. Arriva, subito dopo, una specifica per Rondo da parte di Dirk: “And Holger obviously loves challenges in his life” (E Holger ovviamente ama le sfide nella sua vita). Per chi non conoscesse questo famoso Holger, Dirk fa riferimento al suo vate, al suo mentore, nonchè ad un suo ex allenatoreai tempi di Wuzburg, attualmente personal coach. Parliamo di Holger Geschwindner, tedesco amante del Gioco, nato a Bad Nauheim nel 1945, non proprio il miglior momento della storia della Germania. Discreto giocatore, campione di Germania per due anni consecutivi con il MTV Gießen, e allenatore delle giovanili del Wuzburg, proprio dove conobbe, crebbe e allevò quasi il piccolo Dirk. I suoi metodi di allenamento, particolari ed unici, hanno contribuito a far diventare Nowitzki quello che è adesso. Come fa Dirk a segnare canestri fuori equilibrio, su una sola gamba, con i piedi non posizionati nella giusta maniera o senza ritmo? Basta chiedere ad Holger, un vero scienziato della materia. Il tiro è la sua passione più grande e questa stessa passione, tradotta in dedizione e applicazione meticolosa su un parquet, l’ha trasferita al suo pupillo, che a sua volta l’ha riproposta a Rajon Rondo. Una di quelle “catene di montaggio” che può far nascere qualcosa di straordinario, soprattutto per i Dallas Mavericks.

La particolare postura di Rajon Rondo) star-telegram.com)
La particolare postura di Rajon Rondo) star-telegram.com)

Avevamo parlato di qualcosa di simile con il caso che coinvolgeva Ricky Rubio e Mike Penberthy, definito il Guru Shooting dello spagnolo (https://www.nba24.it/wordpress/2015/02/10/il-curioso-caso-di-ricky-rubio-e-del-suo-guru-shooting-mike-penberthy/). Nel caso di Rajon Rondo, l’aiuto e il supporto che avrebbe il playmaker dal lavoro con Holger sarebbe ipoteticamente illimitato. La cosa in comune tra i due casi, naturalmente, è la scarsa propensione e pericolosità al tiro dalla media lunga distanza. Nel nostro caso odierno, quello di Rajon, parliamo di quasi un vero e proprio rifiuto del tiro ad appannaggio delle assistenze, marchi di fabbrica del numero 9. Se da un lato la capacità di smistare palloni a destra e a manca in una maniera quasi irripetibile, dall’altra la pericolosità pari a 0 al tiro lo rende inefficace e quasi impopolare. Le scelte delle difese sul “monello” sono ormai risapute: non c’è squadra che non lasci 2/3 metri di spazio tra lui e il suo diretto avversario. La pericolosità sulle letture dopo i pick&roll lo rendono pericoloso ma allo stesso tempo la mancanza di un tiro efficace lo costringe ad eseguire la stessa opzione dopo il roll del bloccante. Insomma, una parte del gioco che latita in Rajon e chi meglio di Holger può aiutarlo? La funzione dello shooting coach per Rondo sarà fondamentale, anche perchè aleggia sul suo conto una reputazione non del tutto positiva (anche i numeri dicono che con l’ex Celtics, le statistiche offensive dei Mavs sono calate). Anche se il #9 ha sempre ammesso di non amare particolarmente tutti gli allenatori, ha sposato l’idea dei due tedeschi e ha iniziato il lavoro con quello che a tutti gli effetti possiamo definire uno shot doctor. Il lavoro è iniziato immediatamente anche perchè, come detto, Rondo non è a disposizione di coach Carlisle per via di alcune fratture facciali causate dal brutto scontro con Richard Jefferson. Nella notte di giovedì, prima della partita contro Oklahoma City, un solo reporter ha assistito ad una brevissima fase di questo allenamento specifico. I risultati, così come aveva ammesso lo stesso Penberthy in riferimento a Rubio, non saranno immediati, anzi. Si presume, infatti, che questa strategia posso dimostrare i suoi frutti sul medio-lungo periodo. Rondo ha parlato dei metodi del mentore tedesco ai microfoni dei media: “E ‘molto diverso. Alcune cose non sono confortevoli, ma fanno parte comunque del tipo di allenamento. Sono le prime fasi del processo. Ovviamente, Dirk è uno dei più grandi marcatori di tutti i tempi. Holger ha lavorato con Dirk da quando aveva 10, 11 anni. Certo, sta calando un po’ col passare del tempo, ma è molto positiva come esperienza e ho praticamente voglia di capire tutti i suoi metodi“. Rondo, che in carriera tira con il 26.1% da 3 punti e col 31,1% ai liberi, è pronto quindi a cimentarsi in un programma che si direbbe quasi non adatto a lui. Naturalmente la supervisione del doctor shot è fondamentale ma non può accompagnare Rondo durante tutte le tappe del suo lavoro.

Dirk in game vs Dirk in practice (youtube.com)
Dirk in game vs Dirk in practice (youtube.com)

Il prodotto di Kentucky ha la sua tabella di marcia e dovrà rispettarla se vuole ottenere i risultati pianificati da Holger. La domanda allora sorge spontanea: può Rondo mettere in atto gli step previsti da Holger, anche senza la sua presenza fisica? Non esiste testimonianza e risposta migliore se non quella di chi ha provato sulla sua pelle questa esperienza: “E ‘difficile“, dice Nowitzki. “Voglio dire, l’ho fatto, ovviamente, per 20 anni, e quando se n’è andato per sei settimane, a volte sembra di non aver mai tirato con lui. Ovviamente, questo accade quando si commettono degli errori. E ‘difficile tenere il passo, ma anche se solo gli darà un punto dal quale pensa di riuscire a segnare, questo già potrebbe aiutare“. Il lavoro non si basa solo sul semplice movimento pulito, come quello di Dirk, ma anche sulla postura del fisico al momento del rilascio, al momento del tiro. Non vi è in Rondo solo una questione di “sbagliato posizionamento del gomito” ma anche più complesse dinamiche come il punto di partenza del tiro, dove e quando rilasciare la palla. Questi aspetti, però, sono difficili da correggere a stagione in corso e, dunque, con ogni probabilità, si aspetterà la fine della stagione per lavorare sul complessivo. Secondo il “doctor” il lavoro previsto per l’immediato si fonda su due concetti da migliorare: l’arco del tiro, ovvero sia la parabola che si dà alla palla, e footwork, banalmente chiamato lavoro di piedi.  Anche Rajon riconosce il problema: “A volte quando atterro dopo il rito non sono dritto, non sono fronte a canestro. E’quello che noto di più in Dirk: allarga molto le gambe quando tira, così da poter rimanere in linea con l’arco, con la parabola della palla“.

Più volte si è parlato della possibilità da parte dei Mavericks di inglobare il lavoro di Holger all’interno degli allenamenti e di portare, quindi, il tedesco nello staff. I tentativi sono stati vani, anche con qualche battuta pungente di Dirk a riguardo. Holger ha sempre espresso la volontà di restare in Germania, a casa sua, con la sua famiglia e le sue attività di basket giovanile. Le ultime parole che vi riportiamo sono quelle del coach, Rick Carlisle: “Holger aiuta chiunque lavori con lui. Sono abbastanza certo che questo lavoro sta per essere una cosa positiva. Holger è una persona brillante quando si tratta di tiro. Non so, se c’è qualcuno sul pianeta che vi consiglio è sicuramente lui per questo tipo di cose”.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone