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Draft Steal: “situazione in cui un giocatore risulta ampiamente al di sopra delle aspettative che si avevano nei suoi confronti rispetto alla posizione in cui è stato scelto al Draft”

Il concetto di draft steal è molto caro al mondo dello sport USA, poiché esso si traduce sempre in lungimiranza e grande prestigio per la franchigia che lo realizza.
Quella di Isaiah Thomas è senza dubbio la storia un draft steal, la storia di come si possa arrivare dal “fondo” della NBA all’All Star Game. L’avventura di questo giocatore inizia proprio all’NBA Draft 2011, in cui viene selezionato dai Sacramento Kings con la scelta numero…sessanta! Esattamente, l’ultimo posto, il fanalino di coda, l’ultima chiamata per l’ingresso in una lega sognata da tantissimi e raggiunta da pochissimi.

I presupposti con cui il piccolo Isaiah (appena 175cm di altezza) si appresta ad entrare nella lega professionistica di pallacanestro più importante del mondo: niente telecamere, niente foto con il Commissioner che ti stringe la mano, e niente cappellino della squadra che ti ha scelto in testa. Inoltre la prima metà della stagione 2011/12 con i Kings è tutto tranne che esaltante: panchina, panchina e ancora panchina. La situazione, però, non preoccupa più di tanto Isiah, abituato fin dalla prima volta in cui ha preso in mano una palla a spicchi a trovarsi in una situazione di svantaggio, e dopo la pausa per l’All Star Game 2012 inizia la magia: Isaiah inizia a valorizzare al massimo i pochi minuti concessi e piano piano si conquista un posto fisso nelle rotazioni di coach Smart. Dalla rotazione passa al quintetto base, conducendo anche una rimonta da protagonista in una vittoria in casa contro i Dallas Mavericks. La stagione 2011-2012 si conclude con l’inserimento nel secondo miglior quintetto dei rookie della lega, ninete male per uno partito dal fondo!. Le seguenti stagioni con i Kings vedono Isaiah ormai uno degli uomini fondamentali della squadra, insieme all’astro nascente DeMarcus Cousins. Nella stagione 2013-2014 raggiunge una media di 20.3 punti, 3 rimbalzi 6.5 assist e 1.3 palle rubate di media: con dei numeri del genere è più che legittimo chiedere un aumento rispetto al minimo salariale con cui aveva iniziato la carriera, eppure i Kings non sono delle sue stesse idee e decidono di cederlo ai Phoenix Suns.

In Arizona Isaiah gioca soltanto mezza stagione e le sue cifre calano leggermente rispetto a quella precedente, complice l’ascesa della coppia Goran Dragic-Eric Bledsoe. Poco prima della deadline del febbraio 2015, Isiah viene ceduto ai Boston Celtics in cambio della prima scelta al draft 2016 dei biancoverdi del Massachussets.

A Boston arriva la definitiva consacrazione: Isaiah non deve dividere minuti con altre PG di livello e può esprimersi a pieno, ripagando totalmente la fiducia che Danny Ainge e Brad Stevens avevano riposto in lui: ai playoff 2015 non sfigura contro Lebron e compagni, pur uscendo al primo turno, segnando 19 punti, 6 assist, e 2.5 rimbalzi di media nelle 4 partite della serie. L’ultimo evento in ordine di tempo della pur giovane carriere di questo “piccolo grande uomo” (per citare coach Dan Peterson) è del tutto speciale: le sue eccellenti prestazioni in maglia Celtics fanno si che venga scelto come membro della selezione della Eastern Conference all’All Star Game 2016 di Toronto, il che significa essere considerato tra i 24 giocatori migliori della NBA. Da sessantesima scelta ad All Star, entrando in punta di piedi e conquistando successo e notorietà canestro dopo canestro. In due parole: draft steal!

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone