Thunder, lite tra Westbrook e un fan dei Jazz. Patterson: "Non siamo protetti"

Sta avendo degli strascichi ben poco piacevoli il match disputato stanotte alla Vivint Smart Home Arena di Salt Lake City tra Utah Jazz ed Oklahoma City Thunder, vinto dalla formazione di coach Donovan per 98-89. Nel corso del secondo quarto, un uomo dagli spalti si è rivolto nei confronti di Russell Westbrook, in quel momento in panchina, rivolgendogli queste parole: “Inginocchiati, come facevate una volta“.

Un chiaro riferimento ai tempi della schiavitù, quando i neri che lavoravano nei campi (di cotone soprattutto), dovevano farlo dinanzi ai padroni. Ovviamente, Westbrook non si tiene l’insulto e si rivolge in maniera molto veemente nei confronti della persona, promettendogli di salire in tribuna e di “rompere il **lo a lui e alla moglie“.

Così Westbrook a fine partita: “Non ho intenzione di tollerare oltre queste mancanze di rispetto nei confronti della mia famiglia. Dev’essere fatto qualcosa e queste persone devono subire delle conseguenze per le loro azioni e per quello che dicono. Non è giusto non solo nei miei confronti, ma di tutti i giocatori. E se dovesse succedere di nuovo, direi la stessa identica cosa, perché voglio difendere me stesso, la mia famiglia, i miei figli, mia moglie, mia madre, mio padre ogni volta che sarà necessario“.

Mi aspetto che altri facciano lo stesso. Per quanto riguarda il fatto di picchiare sua moglie, io non ho mai messo le mani addosso ad una donna e mai lo farò” – aggiunge Westbrook – “Non sono mai stato coinvolto in un caso di violenza domestica. La realtà è che lei ha ripetuto le stesse parole del marito. Voi avete solo la parte finale del video, ma quella iniziale è ben più importante ed irrispettosa“.

Prende le difese del compagno di squadra Patrick Patterson, con un messaggio via Twitter: “I fan possono dire cazzate sulla famiglia di un uomo, su sua moglie e sui suoi figli. Possono dire a un giocatore ‘Mettiti in ginocchio come una volta’. Come uomini, cosa vi aspettate che facciamo? Che stiamo zitti e palleggiamo? Nessuno viene ritenuto responsabile per le proprie azioni tranne noi. I fan sono protetti in tutti i modi possibili, noi no“.

A fine partita, ESPN ha intervistato l’uomo protagonista del diverbio con Westbrook, tale Shane Keisel, 45 anni, che si difende così: “E’ tutto iniziato come una semplice presa in giro, per il ghiaccio che aveva sulle ginocchia. Gli ho urlato che ne avrebbe avuto bisogno“. Keisel nega che la sua ragazza, Jennifer Huff, abbia partecipato: “Lui è semplicemente impazzito. Jennifer non si è mai alzata in piedi né ha mai rivolto una parola nei suoi confronti. Noi siamo lì a divertirci e ci sta di scambiare qualche parola con un giocatore. Ma nessun uomo dovrebbe minacciare una donna“.

Continua Keisel: “Io di lui non ho paura, ma quando minacci una donna alta poco più di un metro e cinquanta, non ti dimostri un grande uomo. Per questo motivo questo ragazzo merita di venir criticato“. Nella notte, è arrivato anche un comunicato del servizio di sicurezza degli Utah Jazz: “I giocatori e i tifosi hanno la responsabilità condivisa di creare un ambiente sereno e rispettoso. Se si determinerà che qualche tifoso ha violato il codice di condotta della NBA, saranno presi gli appropriati provvedimenti“.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone