Wade e Miami, storia di un amore a scadenza

È una delle poche bandiere che ancora si trovano in giro per la Lega: Nowitzki a Dallas, Duncan a San Antonio, Dwyane Wade a Miami. Trovatene voi altre. L’amore tra The Flash e i floridiani è scoccato nel 2003, nell’anno del Draft che consentì al prodotto di Marquette University di entrare tra i professionisti. Fin da subito, Wade, nato a Chicago, divenne idolo e simbolo della squadra più calda sulla costa Est: i due anni a grandi livelli nel Wisconsin ne fecero uno dei migliori prospetti del paese, ma questo non gli bastò per essere scelto sul podio quell’anno. Prima di lui arrivarono LeBron, Milicic e Carmelo Anthony. Persino Chris Bosh gli arriva davanti, scelto alla numero quattro dai Raptors. Chissà se qualcuno ha immaginato quel giorno che tre dei primi cinque di quel Draft avrebbero fatto le fortune di Miami da lì a pochi anni.

Arriva quinto al giro di scelte collegiali, ma è il primo di quel Draft a mettersi l’anello al dito: gli bastano tre anni di esperienza, Pat Riley alle spalle e un O’Neal in più in campo. Nel 2006 gli Heat conquistano il primo titolo della loro storia e Wade entra definitivamente nell’Olimpo dei tifosi di South Beach. Le cose cambiano, però, e nel quadriennio successivo succede poco o nulla di rilevante per quella squadra campione. A migliorare sono i rapporti che DW sviluppa con gli altri campioni della Lega: Chris Paul, Carmelo Anthony, LeBron James, compagni ed amici affrontati sul campo e con cui divide la maglia di Team USA. Soprattutto il nativo di Akron resta a secco di vittorie in NBA nonostante sia ormai per tutti uno dei simboli della pallacanestro mondiale e nasce spontanea la domanda: e se ci provassimo insieme?


GLI ARRIVI DI LEBRON E BOSH – Nell’estate del 2010, il primo vero incontro tra Wade e la società ha un esito insperato. È l’estate di The Decision, con LbJ che afferma di voler portare i suoi talenti proprio a South Beach. Il progetto degli Heat, che nel frattempo mettono Riley in cabina di regia ed un mezzo esordiente Spoelstra in panca, è ambizioso e Wade lo sa; ha 28 anni, i soldi sono importanti, ma la possibilità di vincere ancora e fare la storia dei suoi Heat sono prospettive più affascinanti. Nessuna richiesta esosa, dunque, ma anzi dà la possibilità alla franchigia di fare spazio salariale per gli arrivi di LeBron e soprattutto Chris Bosh. La storia, da quella estate in poi, la conosciamo tutti. Il nativo di Chicago ci aveva visto giusto: in quattro anni di permanenza dei Big 3 in Florida, arrivano quattro apparizioni consecutive alle Finals e due titoli che fanno impazzire i tifosi. Wade è di nuovo un idolo, perché nonostante la presenza degli altri due campioni, è capitano e simbolo di una squadra che grazie a lui ha trovato i primi tre anelli della sua storia. Il sogno di Three Peat, però, svanisce sotto i colpi degli Spurs, ed anche il sogno di una grande Miami si spegne nel 2014. LeBron ha ormai l’esperienza per tornare a casa e vincere a Cleveland, e gli Heat, dopo un quadriennio alla grande, hanno bisogno di ripartire.

ANNO PER ANNO – Nell’estate del 2014 la carta d’identità di Dwyane recita 32 primavere. The Flash non ha più il fisico di una volta e sa che difficilmente potrà da solo portare un titolo nella città che l’ha adottato. Già nel 2010, prima dell’arrivo di LbJ e Bosh, aveva flirtato con i Bulls, la franchigia che ha sempre sperato di riportarlo a casa, e torna a farlo quattro anni dopo; ma l’amore di Miami è troppo forte, e accetta di restare in Florida. Lo scorso anno, l’ennesimo rinnovo di fuoco: gli Heat convincono Wade a restare con un annuale da 20 milioni dopo un lungo tira e molla. Lo stesso cominciato anche qualche mese fa, visto che il ragazzo – ora 34enne – è di nuovo in Free Agency; le trattative sembravano scontate, ma gli Heat hanno forse sbagliato la strategia, innanzitutto offrendo ‘solo’ un biennale da 20 milioni complessivi, poi mettendo ai primi posti della to do list floridiana i nomi di Hassan Whiteside (poi rifirmato)  e Kevin Durant (poi finito ai Warriors). Se The Durantula fosse arrivato, Wade avrebbe forse accettato un nuovo taglio all’ingaggio, ma visto come sono andate le cose, la richiesta è chiara: 50 milioni in due anni, altrimenti sarà addio. Sulla sua strada si sono messi in molti: i Knicks, poi i soliti Bulls, persino Mavericks, Bucks e Nuggets. L’ipotesi più affascinante – dettata soprattutto dal fatto che il chicagoano è ora a largo delle coste spagnole sul suo yacht insieme con Melo, Cp3 e il King campione in carica, sarebbe il ritorno con LbJ, stavolta a Cleveland, ma i Cavs non hanno abbastanza spazio salariale per lui. Come finirà? Tutto può ancora succedere, ma stavolta una delle storie d’amore più lunghe in NBA può davvero chiudersi.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone