ATTENTI A QUEI DUE - Gli inventori del pick and roll: John Stockton & Karl Malone

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Nel linguaggio colloquiale ci sono parole che anche essendo singolari ed avendo significato unico ed indipendente,vanno lette insieme ad altre, tutte d’un fiato, formando un legame indivisibile. Potrebbe essere il caso di Tom e Gerry, pizza e birra, Stanlio e Olio, Coppi e Bartali, rock & roll, gin e lemon.
Ed è sicuramente il caso di Stockton-Malone.
Stockton to Malone, per l’esattezza. Un anno e 19 centimetri di differenza,uno nero con la faccia da gangster e l’altro bianco con la faccia da Spaghetti Western all’italiana di metà anni 60. Il giovane Karl, scelto alla 13 nel Draft 1985 dai Jazz,proviene da una campagna del Louisiana e nella prima intervista suscita l’ilarità dei giornalisti dicendo di “Essere eccitato dall’idea di giocare in una bellissima città come Utah” dimenticandosi che Utah è il nome dello stato, e la città si chiama Salt Lake City.
John viene scelto alla 16 nel Draft dell’anno prima e tutti i tifosi dei Jazz, riuniti presso il Salt Palace a seguire il Draft, rimasero attoniti e delusi dalla chiamata, quasi ammutoliti. Qualche anno dopo John,soprannominato appunto il “muto”, riuscirà ad ammutolirli dallo stupore. I due si conoscono durante i provini per partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, ma vengono scartati entrambi. Erano fatti l’uno per l’altro. Due caratteri diversi, un introverso e una superstar, che non si pestavano mai i piedi,che condividevano la leadership,che incrociavano costantemente i loro sguardi.

Uno finirà primo per distacco per assist,recuperi e percentuale al tiro per una guardia. L’altro finirà secondo di tutti i tempi per punti segnati, recriminando un infortunio finale che non gli permise di assaltare il record di Abdul-Jabbar. In 7 anni raggiunsero 5 finali di Conference e 2 finali NBA. Chissà cosa sarebbe stato se non fossero nati nell’era di Jordan, di Jackson e dei Chicago Bulls. Il 2004 è l’anno in cui cala il sipario: John esce dall’NBA come ci era entrato,in punta di piedi, senza conferenza stampa. I Jazz, tuttavia, grati di ciò che questo artista del gioco aveva fatto per loro,gli dedicarono la strada che porta al Delta Center, rinominandola “John Stockton Drive”.
Malone,ormai orfano di John,decide di trasferirsi agli stellari Lakers di O’Neal, Bryant e Gary Payton per tentare l’ultimo assalto a quell’anello tanto inseguito, sfiorato e mai ottenuto. Ma si infortuna prima della serie finale,i Pistons vincono 4 a 1 e il sogno sfuma ancora.
Ovviamente dopo il ritiro le due canotte,la 12 e la 32, vengono regolarmente appese e ritirate. Di fronte al Delta Center vennero fatte costruire in sequenza due statue di bronzo,raffiguranti Stockton mentre passa la palla a Malone, la celebre giocata che ha terrorizzato l’NBA per tre lustri. Sotto le statue una targa commemorativa che celebra tutti i successi ottenuti insieme.
E’ proprio vero, si può essere Re anche senza corona.

 

 

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone