Paul George, Gordon Hayward e una DVPE contrattuale che preoccupa Pacers e Jazz

Le mancate convocazioni nei migliori quintetti NBA hanno avuto ripercussioni negative soprattutto per Gordon Hayward e Paul George. L’ufficialità degli All-NBA Teams è stata preannunciata rispetto agli altri premi individuali della RS: il motivo è la DVPE. La DVPE è una particolare estensione di contratto inserita nell’ultimo contratto collettivo per permettere alle franchigie NBA di poter offrire più di quanto fanno realmente alle proprie superstar. L’appellativo di superstar non è, ovviamente, soggettivo ma dipende dalle votazioni dei primi quintetti NBA. Di conseguenza, l’anticipazione di questi premi è dovuta al fatto che questo tipo di estensione permette già a fine maggio di capire come muoversi sul mercato in termini di tetto salariale.

Per comprendere come funziona la DPVE ci affidiamo alle parole di Dario Vismara, giornalista di Sky Sport e fine conoscitore delle dinamiche NBA:

“Per capire perché questi tipi di contratti sono così importanti conviene fare un breve ripassino di come funzionano gli accordi dei giocatori all’interno del salary cap. Nella NBA esistono tre tipi di contratti al massimo salariale – cioè il limite massimo di soldi che le franchigie possono offrire ai giocatori – e sono direttamente legati agli anni passati nella lega: per un giocatore da 0 a 6 anni disputati in NBA, il massimo salariale ottenibile al primo anno di contratto è uguale al 25% del salary cap (quest’anno stimato attorno a quota 102 milioni); per un giocatore dai 7 ai 9 anni, è pari al 30% del cap; per uno con 10 o più anni di esperienza, il top assoluto è pari al 35% del cap. Nel contratto collettivo firmato nel 2011 era stata istituita la Designated Player Exception, poi definita anche “Derrick Rose Rule”, che permetteva ai giocatori della prima fascia di “salire” alla seconda se avessero avuto certi pre-requisiti (come vincere il premio di MVP); allo stesso modo, la Designated VeteranPlayer Extension permette ai giocatori nella seconda “fascia” di max salariale di salire alla terza anche non avendo gli anni di esperienza necessari, a patto di avere questi pre-requisiti:

1)      Può firmare questo contratto solo con la squadra che lo ha scelto al Draft (o a cui è stato scambiato durante il suo contratto da rookie, cioè nei primi 4 anni);

2)     Ha vinto il premio di MVP o di Difensore dell’Anno nella stagione appena conclusa;

3)     È stato votato per uno dei quintetti All-NBA o è stato Difensore dell’Anno in due dei precedenti tre anni o è stato MVP in uno dei precedenti tre anni.

Non sono moltissimi i giocatori che possono raggiungere questi pre-requisiti: stiamo parlando del top assoluto della NBA, giocatori-franchigia per definizione – e proprio per questo il contratto è così ambito dalle stelle, perché la differenza può essere anche di 30 milioni di dollari (da 177 a 207 milioni in cinque anni, come da stime per questa estate). Una differenza in grado di convincere un giocatore a rifirmare con la propria squadra oppure trasferirsi da un’altra parte – provocando un terremoto in giro per la NBA”.

Determinato tutto ciò, le situazioni che sono più vincolanti in questi termini sono quelle di Gordon Hayward dei Jazz e di Paul George dei Pacers. La situazione della guardia di Utah è la seguente: grazie alla DPVE, i Jazz avrebbero potuto offrire 207 milioni di dollari, mentre ora possono spingersi al massimo fino a 177 milioni spalmati per 5 stagioni. Hayward, non potendo ottenere quanto merita, potrebbe o cambiare pascolo o firmare un contratto annuale, con l’opzione per quello successivo, e rifare lo stesso ragionamento proposto in precedenza: una sorta di seconda chance per entrare nei migliori 15 giocatori della Lega. Terza opzione, non da escludere, sarebbe quella di firmare un triennale con l’opzione per il quarto anno e diventare FA nel 2020, quando, con 10 anni di esperienza, le cifre cambieranno (in modo da salire nella terza fascia da 35%).

Diverso è il caso di PG13 che, innanzitutto, non sarà FA questa estate ma nell’estate del 2018. Quest’anno in più di contratto cambia le cose, soprattutto per la dirigenza dei Pacers che, se riuscisse a convincere George a rimanere per un’altra stagione, potrebbe sperare in una nuova candidatura e selezione per la RS 2017-2018. L’opzione per Paul George, anche qui da non scartare, è quella di esercitare la player option, uscire dal contratto e firmare con un nuova franchigia, sperando di inserirsi bene e giocarsi la stessa carta della DPVE con una nuova maglia.

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone