Stretch Run Night: Jazz e Magic sulla sirena e Spurs in volata grazie a Manu. Colpo Grizzlies a Phoenix

Tobias Harris at the buzzer! (newslooker.com)
Tobias Harris at the buzzer! (newslooker.com)

ORLANDO MAGIC @ PHILADELPHIA 76ERS 91 -89: quella tra Magic e 76ers non è propriamente la partita di cartello, viste le 12 partite in programma stanotte ma comunque una partita durante la quale si possono valutare i miglioramenti eventuali che le due squadre hanno cercato di mettere in atto durante la off-season. Entrambe le squadre arrivano con uno 0-4 piuttosto emblematico ma una delle due vedrà sbloccare la casella W. Sin dalle prime battute, Orlando mostra subito un maggior tasso tecnico ma la voglia di dimostrare di esser cresciuti davanti al pubblico della Wells Fargo Arena è troppa e così i 76ers si mettono a lavoro, partendo dalla difesa. Noel sembra subito in giornata come stopper difensivo, alimentando così la transizione offensiva della squadra di casa. Ed è ancora in campo aperto che Philadelphia fa vedere le cose migliori: apertura per Tony Wroten che salta due avversari prima di alzarla su, ma davvero su, a McDaniels che, schiacciando poderosamente ad una mano, garantisce alla sua giocata un posto tra le prime 3 della Top10 NBA! Si va all’intervallo lungo sul punteggio di 52 pari. A metà terzo periodo il grande spavento per lo staff medico di Philly arriva dalla caviglia sinistra di Noel che, dopo un contatto con Vucevic, si gira in maniera non regolare. Non rientrerà più sul parquet. Guai dunque per la difesa dei 76ers che, senza il suo miglior difensore, concede più punti in area, soprattutto a Vucevic. Si va all’ultimo giro di boa col punteggio ancora in parità e sarà così fino alla fine con Sims ed Harris che alzano il volume della radio in attacco. È proprio di Tobias Harris il canestro che a 51’’ dalla sirena porta in vantaggio Orlando (89-87) ma la risposta immediata porta la firma del predetto Sims con 4.6 secondi da giocare. La rimessa disegnata è per Fournier che aspetta l’uscita dai blocchi di Harris che da due punti si alza e cadendo indietro realizza il canestro della vittoria! Un long-two che ha il sapore dolce della prima vittoria in stagione e la quinta sconfitta di fila a dei comunque meritevoli Philadelphia 76ers.

ORLANDO MAGIC (1 – 4): Harris 18, Frye 13 + 11 RT, Vucevic 17, Fournier 10, Payton 8, A. Gordon 2, Ridnour 2, B. Gordon 15, Dedmon, Harkless 6. Green, Marble, Nicholson: N.E.

PHILADELPHIA 76ERS (0 – 5): Mbah a Moute 4, Davies 20, Noel 4, Thompson 6, Wroten 27, Sims 3, McDaniels 12, Johnson, Thomas 2, Shved 9, Sampson 2.

 

ATLANTA HAWKS @ SAN ANTONIO SPURS 92 – 94: tanti numeri, tante statistiche che creano solo grande attesa alla vigilia di una rivincita che coach Pop aspetta dalla pre-season. In regular season sono 16 le vittorie consecutive degli Spurs con gli Hawks e, addirittura, Duncan non ha praticamente mai perso in casa contro la franchigia della Georgia. Numeri che non portano a nulla visto che è come sempre il campo a dare il miglior giudizio. Esordisce in questa stagione anche il brasiliano Tiago Splitter, che rientra da un infortunio. La partita procede con la solita gestione dei ritmi da parte di San Antonio che con Duncan e Diaw cercano di creare il divario che può dare tranquillità a Popovich. All’intervallo il tabellone del AT&T Center recita un regolare 39-49 Spurs. La rimonta tentata dagli uomini di coach Budenholzer inizia con una bella schiacciata dell’all-star Paul Millsap e prosegue con Carroll e Al Horford, fino ad arriva sul -3 grazie ad una schiacciata incredibilmente coraggiosa di Schroder in mezzo a 3 giocatori nero-argento. Anche in Texas si va verso la stretch-run e gli Hawks con Jeff Teague agguantano il pareggio a 13.6 secondi dalla fine. 92 pari e palla Spurs. Viene scelto Manu Ginobili come uomo della provvidenza. Pick&roll centrale con TD, penetrazione mancina, cambio di direzione fulmineo che porta all’ingenuo fallo di un Kyle Korver che si dispera dopo il fischio arbitrale. L’anguilla di Bahia Blanca, ovviamente, fa 2/2 e con 3.8 secondi da giocare, Atlanta non riesce a costruire, forzando con Antic da centrocampo. Finisce 92-94 Spurs che devono rivedere la difesa soprattutto nell’ultimo periodo (30 punti concessi).

ATLANTA HAWKS (1 – 2): Carroll 17, Millsap 17, Horford 10. Korver 7, Teague 5, Antic 7, Mack 2, Bazemore 2, Sefolosha 12, Schroder 9.

SAN ANTONIO SPURS (2 – 1): Leonard 11, Duncan 17 + 13 RT, Splitter 5, Green 10, Parker 17, Diaw 11, Ginobili 12, Belinelli 1, Joseph 10, Baynes, Ayres, Daye.

 

Eric Bledsoe esordisce con un 8/8 iniziale (bigstory.ap.org)
Eric Bledsoe esordisce con un 8/8 iniziale (bigstory.ap.org)

MEMPHIS GRIZZLIES @ PHOENIX SUNS 102 – 91: match di particolare interesse quello dell’US Airways Center di Phoenix tra Suns e Grizzlies, quest’ultimi ancora imbattuti. I padroni di casa, reduci dalla vittoria in California contro i Lakers, devono ritrovare soprattutto i due punti cardini della scorsa stagione, ovvero sia Goran Dragic ma soprattutto Eric Bledsoe (6 punti con appena 4 tiri dal campo allo Staples Center). L’inizio promette bene per i Suns con un Bledsoe subito molto determinato a far svanire nelle nuvole del passato la serata angelena. Realizza i suoi primi 8 tiri della gara, rivelandosi la vera spina nel fianco dei Grizzlies. Memphis dal canto suo e con i soliti lunghi instancabili resta sempre a contatto, chiudendo il primo quarto sotto di una lunghezza. Nel secondo quarto si rivede un positivo Mike Conley, ancora non pervenuto a tutti gli effetti in questa stagione. I suoi sussulti permettono a Memphis di rendere meno amaro un secondo quarto piuttosto infausto (20-25 PHO). All’intervallo il punteggio è di 46-52. La voce di coach Joerger si deve esser fatta sentire nello spogliatoio perché all’uscita del tunnel si vedono nuove facce e nuovi Grizzlies: difesa molto più intensa, corsa in contropiede e maggior precisione dall’arco. La terza frazione di gioco viene dominata dagli ospiti che si avvantaggiando anche delle 10 palle perse nel quarto da parte dei Phoenix Suns. La partita sembra scappare via dopo il 30-19 di parziale e l’incessante precisione al tiro da parte di Memphis. A nulla valgono i tentativi di rimonta da parte di Thomas e Morris, perché Courtney Lee si è definitivamente candidato al ruolo di Killer della partita (4/5 da 3 punti). Pazzesche le percentuali di Memphis: 50% dal campo, 52.9% da 3 e 76.5% ai tiri liberi. Per i Grizzlies è la quinta vittoria consecutiva, miglior inizio nella storia della franchigia.

MEMPHIS GRIZZIES (5 – 0): Allen 9, Randolph 10, Gasol 18, Lee 22, Conley 24 + 11 ASS, Carter 4, Pondexter 7, Leuer 2, Udrih 6, Koufos.

PHOENIX SUNS (3 – 2): Morris 4, Morris 20, Plumlee 2, Dragic 6, Bledsoe 23, Len 2, Tucker 5 + 11 RT, Thomas 15, Tolliver 3, Green 11, Randolph.

 

Hayward man of the match! (thescore.com)
Hayward man of the match! (thescore.com)

CLEVELAND CAVALIERS @ UTAH JAZZ 100 – 102: il viaggio che porta i Cavs da Portland a Salt Lake City è abbastanza lungo per capire su cosa lavorare di più per raggiungere quell’intesa che tanto latita, per capire, insomma, se si può realmente puntare su qualcosa di concreto o bisogna aver ancora pazienza. Ma prima di una “pausa” ci sono i Jazz, fermi a 1 vittoria e 3 sconfitte. In un’EnergySolutions Arena gremita si gioca il primo incontro stagionale tra Jazz e Cavaliers. La partita non si mette bene per Cleveland che dal primo quarto è costretta a rincorrere per via di uno strepitoso inizio di Hayward che manda al bar addirittura LeBron James. Le rotazioni sono ancora molto lente e un attacco non così forte ma ben rodato come quello dei Jazz mette in difficoltà gli uomini di coach Blatt, che concedono 59 (!!) punti dopo 24’. La chase-down di Hayward a LBJ la dice lunga sullo stato mentale dei Cavs e sulla trance agonistica dei Jazz. Nel terzo periodo lo svantaggio arriva a 16 lunghezze prima che il predetto James si metta sul serio a lavoro: sue le triple che riportano Cleveland sul -6 sul finale del terzo periodo (27-17). Nel quarto periodo arriva in soccorso a James Kyrie Irving, che col solito gioco di  prestigio firma il primo vantaggio dei Cavs con 5:27 sul cronometro del quarto periodo. Da lì in poi la partita è fatta di sorpassi e contro-sorpassi, soprattutto con Irving che trascina i suoi. Sul +4 Utah LeBron si inventa dal nulla una tripla dall’angolo dall’elevato coefficiente di difficoltà e a 13’’ dalla fine riporta i suoi sul -1! Fallo sistematico e 2/2 Jazz. James si arresta da 9 metri, fa saltare l’uomo, cerca il contatto e “ruba” 3 liberi che convertiti valgono il 100 pari. 3’’ restano ai Jazz per vincere la partita: si affidano a Hayward marcato da James. LeBron, però, su un blocco di Favors molto al limite del regolamento, cade e lascia solo Hayward che, nonostante la mano in faccia di Thompson realizza probabilmente lo step-back più bello della sua vita! Sulla sirena vincono i Jazz 102-100 e mandano in visibilio l’intera arena!

CLEVELAND CAVALIERS (1 – 3): James 31, Love 14, Varejao 8, Marion, Irving 34, Waiters 5, Thompson 8. Miller.

UTAH JAZZ (2 – 3): Hayward 21, Favors 21 + 10 RT, Kanter 18, Burks 11, Burke 6, Hood 6, Booker 9, Exum 3, Ingles, Gobert 7.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone